Il forte e vitale legame che ci unisce ai vegetali, secondo il disegno del Creatore, è evidente e chiaramente dimostrato nella SIGNATURA di PARACELSO. Questo illustre naturalista, infatti, a ragion veduta sosteneva che la Natura, attraverso precisi segnali, rivela, a un attento osservatore, le proprietà curative di ogni pianta.
Essa ci offre la “chiave” per imparare a “leggerla” e ci indica in quali circostanze sia utile usarla: noi dobbiamo solo imparare a riconoscere e a interpretare i suoi messaggi.
Cioè conoscere la Signatura del mondo vegetale, che consta, appunto, di analogie, colori, forme e aspetti, odori e luoghi in cui il vegetale preferisce vivere. Vediamo alcuni tipici esempi illustranti tale Signatura.
ANALOGIE.
Esistono particolari analogie fra alcune piante curative e certe funzioni fisiologiche del nostro organismo.
La betulla (Betula penduta) ne è un chiaro esempio: detta pianta, alla fine dell'inverno, trasuda una grande quantità di liquido (se la sua posizione è ottimale, può produrne persino 70 litri al giorno, che si può chiaramente vedere scorrere scorticando una piccola parte della corteccia).
Nella betulla, quindi, lo “scorrere” dei liquidi è una funzione importante, come è importante lo scorrere di un altro liquido (l'orina) nel nostro corpo. Ebbene, tale analogia ha un notevole significato: la funzione fisiologica del nostro apparato urinario può essere incentivata dalla funzione fisiologica della betulla che è, infatti, altamente diuretica.
Questa sua proprietà non è una mera supposizione, bensì una sicura realtà: l'infuso di foglie di betulla riesce ad aumentare, persine di un terzo, la diuresi di un paziente, con conseguente beneficio.
È da notare che, in genere, all'inizio della terapia, l'orina diviene più scura, perché ricca di prodotti catabolici di cui, grazie proprio alla betulla, l'organismo riesce a liberarsi.
Man mano che la cura prosegue, l'orina si schiarisce per diventare, infine, limpida, dimostrando in tal modo l'azione purificatrice, antiflogistica e diuretica operata dalla betulla.
ASPETTO E FORMA.
Spesso alcune parti delle piante curative hanno l'aspetto o la forma che ricordano certi organi del corpo umano, come se volessero illustrarci quale parte del nostro fisico esse possono curare.
Così la pulmonaria, che, come esprime il nome, cura le malattie polmonari (tosse e catarro), ha le foglie che ricordano la forma di un polmone.
Il biancospino (Crataegus oxiacantha), che ha le foglie cordiformi, cioè a forma di cuore, influisce beneficamente sui vasi sanguigni e sulla muscolatura cardiaca: i suoi fiori hanno un'azione vasodilatatrice, tonico-cardiaca e agiscono contro le palpitazioni del cuore.
L'aspetto della pervinca (Vinca minar), che rimane sempre verde, anche per decenni, pur essendo una piccola pianticella erbacea, ci dimostra la sua capacità di mantenersi fresca e giovane.
Il suo messaggio? “Usami e acquisterai le mie proprietà”.
In effetti, dall'analisi qualitativa dei suoi Principi Attivi (vincamina, vincina, vincoridina ecc.), è emerso che la pervinca può mantenere la giusta pressione e l'elasticità dei vasi sanguigni, proteggere la vascolarizzazione e attivare il ricambio dell'ossigenazione: tutte azioni che permettono al nostro organismo di ritardare l'invecchiamento.
Anche l'echinacea ci indica le sue qualità terapeutiche. I suoi fiori (come dice il nome: “echinos” = pungente), tondeggianti e spinosi, ricordano i ricci di mare. Le spine difendono la pianta dall'azione distruttiva degli insetti.
Si può quindi dire che l'echinacea ha, nei suoi fiori, il proprio sistema immunitario. Ebbene, i ricercatori scientifici, analizzando i Principi Attivi dell'echinacea (echinolone, echinaceina ecc.), hanno scoperto che rafforzano il sistema immunitario dell'organismo umano.
Gli esempi citati dimostrano chiaramente che le piante, con il loro aspetto e la loro forma, ci avvertono con muto linguaggio: “Leggi il mio aspetto e capirai a che cosa servo”. Pertanto, noi possiamo dire, con Goethe: “Tutto ciò che è dentro, è anche fuori”.
I COLORI DELLE PIANTE CURATIVE.
Anche i colori delle piante hanno una funzione indicativa. Già nel secolo XVII, Giovanni della Porta verificò che i germogli bianchi aiutano il cervello, i fiori marroni, che arrossiscono al tatto, curano il fegato, quelli rossi il cuore e, se il rosso è molto vivo, calmano le infiammazioni.
Mentre i fiori gialli combattono l'ittero (che rende gialla la nostra pelle) e quelli dai colori brillanti attenuano le vertigini, i fiori vivaci trasmettono vivacità e allegria perché fugano i dispiaceri: in francese la calendula, dal vivido e brillante giallo, è chiamata souci, forse a indicare appunto la sua proprietà di fugare i dispiaceri
(“souci” = dispiacere).
Anche le pagine inferiori della anemone epatica, che hanno il medesimo colore rosso bruno del fegato, alludono alla loro capacità di curare questo importante organo, capacità tanto nota e accertata al punto da conferire alla pianta l'attributo di “hepatica”.
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