Dieta dell'uva

Dieta e cura dell'uva
Dieta dell'uva

La tradizione della dieta dell'uva è diffusa in tutte le zone dove crescono delle buone uve.

 

Una delle più note fautrici della cura dell'uva è stata Johanna Brandi, nata nel Sud Africa nel 1876.

 

L’uva, buona, sana e completa, è una vera alleata della salute e della bellezza, perché è ricca di vitamina A, E e flavonoidi, sostanze che permettono un'azione più prolungata degli antiossidanti.

Perché una dieta a base d'uva?

 

Perché possiede numerose proprietà benefiche e terapeutiche.

 

Riduce il colesterolo conosciuto come "cattivo" e aumenta quello "buono", aiuta ad abbassare il livello di acido urico e, con il suo contenuto di potassio, esercita un effetto diuretico che pulisce i filtri renali.

 

L'uva bianca è specialmente indicata in molte diete dimagranti, mentre quella nera si raccomanda per migliorare la circolazione del sangue e per fortificare i vasi sanguigni.

Come funziona la dieta dell'uva

La dieta dell'uva dovrebbe durare da due a tre settimane e andrebbe ripetuta ogni anno, nella stagione della vendemmia.

 

Si mangia uva, e soltanto uva, a volontà, senza doversi attenere a degli orari fissi, ma consumandone ogni volta che se ne sente il desiderio.

 

L'uva deve essere ben matura e dolce; è preferibile che provenga da coltivazioni organiche, biologiche o biodinamiche e deve essere lavata molto accuratamente, cambiando l'acqua più volte; se non è di provenienza biologica, bisogna lavarla con acqua leggermente salata.

 

Si può avvertire un senso di fame durante il primo, ed eventualmente anche il secondo giorno; in questo caso è consentito masticare lentamente un poco di pane.

 

Nei giorni successivi però si mangerà esclusivamente uva. La buccia e i semi svolgono azione lassativa e vanno consumati anch'essi, se non creano problemi.

 

In caso di intestino delicato, invece, si sputano semi e bucce, completamente o in parte, dopo aver accuratamente masticato gli acini d'uva.

 

la dieta dell'uva, sia graduale: verdure crude e yogurt i primi due giorni, poi verdure cotte, in seguito cereali, per arrivare a un vitto più diversificato nel giro di quattro-cinque giorni, se la dieta dell'uva è durata due settimane.

Dieta dell'uva: esempio di menù

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Prima colazione:

uva moscato

Pranzo:

uva nera

Metà pomeriggio:

uva fragola

Cena:

uva regina o altre uve, secondo la disponibilità; variando tipo di uva si riduce il senso di noia che altrimenti la monodieta può indurre.

 

La filosofia della dieta dell'uva

L'uva è ricca di glucosio e fruttosio, di vitamine e sali minerali (soprattutto potassio, calcio, fosforo, ferro, magnesio), oligoelementi e acidi organici (acido malico, citrico, tartarico); è alcalinizzante e quindi combatte gli stati di acidosi.

 

L'uva è nutriente e facilmente digeribile, al punto da essere definita da qualcuno l'alimento più simile al latte materno. Di particolare interesse sono le sue proprietà tonificanti e purificanti/disintossicanti.

 

INDICAZIONI DIETA DELL'UVA

Astenia, stanchezza psicofisica, affaticamento; problemi digestivi; stitichezza; ricorrenti infezioni (abbassamento delle difese immunitarie); anemia; artrite, artrosi, reumatismi; calcoli biliari o renali; cistite; ritenzione idrica; sovrappeso; ipercolesterolemia; ipertensione; problemi cardiocircolatori; pelle impura, acne; durante influenze, attacchi febbrili e in convalescenza.

 

CONTROINDICAZIONI

Diabete.

Proprietà e benefici dell'uva

 

Settembre, tempo di uva e di vendemmia. L'uva abbonda nei mercati e come tutta la frutta gode di una favorevole immagine salutistica, perfino superiore ai suoi reali meriti nutrizionali.

 

L'insistenza dei nutrizionisti sembra aver convinto gli italiani riguardo ai benefici di una più abbondante aliquota di frutta e verdure stagionali nelle scelte alimentari.

 

Eppure, nei bar, nelle paninoteche o nei regni del fast food la frutta resta un ospite raro, difficile da trovare se non sotto forma di bibite e spremute.

 

Il che non è affatto la stessa cosa, sia per il maggior numero di calorie delle bevande dolcificate, sia perché nella spremuta manca gran parte della fibra originaria, sia per il fatto di bere invece che di mangiare, quindi con una minore sollecitazione del centro della sazietà.

 

Tra l'altro, è un pregiudizio positivo, largamente diffuso nell'opinione pubblica, che la frutta sia sempre e comunque una miniera di vitamine.

Invece, basta consultare le tabelle di composizione degli alimenti per rendersi conto che il contenuto vitaminico delle varie specie di frutta è molto specifico e privilegia, in genere, una o due vitamine mentre sono quasi del tutto assenti altri gruppi vitaminici.

 

Ciò si verifica anche per l'uva, protagonista indiscussa della frutta settembrina ma non per questo dotata di meriti nutrizionali superiori ad altra frutta zuccherina, come fichi o caki, salvo l'apprezzamento gustative personale.

 

Tra i suoi pregi l'uva non ha soltanto gli zuccheri semplici ma anche molte potassio e diversi pigmenti antiossidanti tra cui il resveratrolo.

La parte commestibile dell'uva fornisce circa 61 calorie per ogni 100 grammi, masi tratte di energia proveniente quasi esclusivamente dagli zuccheri semplici!

 

Intendiamoci, nulla di male per chi non ha problemi latenti o manifesti di diabete o un eccesso di trigliceridi nel sangue, ma è opportuno richiamare all'autocritica quanti al bar sostituiscono con i dolcificanti sintetici anche i 5 grammi di una bustina di zucchero (saccarosio), ignorando magari che in un grappolo d'uva di soli 100 grammi c'è almeno l'analogo di tre bustine.

 

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