Perché si ingrassa. Due teorie a confronto.
L'esperienza ha dimostrato che spesso le diete non funzionano sul lungo periodo.
A questo proposito si sono contrapposte due teorie. Una di queste ritiene che l'obesità abbia motivazioni prettamente psicologiche, l'altra considera prevalenti quelle biologiche.
A mano a mano che si scoprivano i meccanismi che provocano il sovrappeso, la teoria psicologica, che riteneva causa unica dell'obesità le troppe calorie e tentava di scoprire terapie adatte a
modificare l'atteggiamento nei confronti della quantità di cibo, ha perso terreno.
Secondo la teoria fisiologica invece ciò che occorre fare per perdere peso è modificare il metabolismo piuttosto che mangiare di meno.
Ognuno di noi ha un "punto di regolazione ideale" programmato, cioè un peso che l'organismo tende ad avere regolando l'assunzione di calorie.
L'ipotesi oggi più accreditata è che siano le cellule adipose a controllare questo "punto ideale" e a mandare segnali al cervello per provocare lo stimolo della fame.
Questo punto di equilibrio è certamente influenzato da:
fattori ereditari ;
stile di vita;
fattori psicologici, come la scarsa autostima.
Un fattore chiave: l'insulina.
La chiave per invertire il meccanismo di accumulo del peso è quindi quella di modificare il punto di regolazione del metabolismo.
Questo sembra essere connesso con l'insulina. Una scorretta alimentazione provoca un'alterazione della secrezione di insulina da parte del pancreas e ciò disturba la combustione dei grassi.
Infatti, di fronte a grandi quantità di grasso, l'insulina spinge il corpo a produrre nuove cellule in cui immagazzinarlo.
Le cellule adipose, una volta formate, possono diminuire di volume ma non scomparire, anzi tendono sempre a essere "sazie" e per questo inviano segnali al cervello.
È questo il motivo per cui spesso, dopo una dieta dimagrante rigida, si riacquista rapidamente peso: il segnale di carenza è tanto forte che ottiene una risposta eccessiva.
Un'eredità di famiglia.
La tendenza al sovrappeso non è solo determinata dalle abitudini famigliari in fatto di cibo ma anche dai geni. Statisticamente è stato rilevato che i figli di genitori obesi hanno oltre il 50% di probabilità di avere a loro volta problemi di peso. Le ricerche in corso hanno consentito di conoscere alcuni dei meccanismi biologici che, quando sono alterati, determinano l'obesità. Purtroppo non è ancora stata scoperta una terapia adeguata.
L'organismo consuma le calorie d« cibi producendo calore. È un processo che viene chiamato termogenesi.
La capacità di utilizzare le calori non è però uguale per tutti (i magri hanno una capacità 4 volte maggiori delle persone sovrappeso) ma può venire stimolata da apposite sostanze.
I fattori che determinano termogenesi ridotta sono:
insensibilità all'insulina;
disturbi del sistema nervoso simpatico;
il tessuto adiposo bruno.
Ghiandole e ormoni
Ghiandole e ormoni.
Il cibo che mangiamo ha ripercussioni dirette sia sul sistema nervoso, simpatico e parasimpatico, sia sul sistema endocrino (ghiandole e ormoni) e viceversa.
Il simpatico stimola il sistema endocrino, il parasimpatico lo rallenta.
Anche le ghiandole e gli ormoni hanno effetti stimolanti o sedativi a seconda che siano correlati al simpatico o al parasimpatico.
Gli effetti stimolanti si hanno su:
corteccia surrenale;
ipofisi anteriore;
midollare surrenale;
tiroide.
Gli effetti sedativi si hanno su:
ipofisi posteriore;
pancreas;
paratiroide.
La modifica del funzionamento di una ghiandola endocrina incide sul metabolismo basale.
Che cos'è il grasso bruno?
Le cellule adipose sono di due tipi, uno di colorazione chiara e uno di colore bruno. Queste ultime, invece di trasformarsi in deposito di lipidi, li bruciano liberando calore.
Sembra che la presenza o meno di una minima percentuale di grasso bruno (anche solo dello 0,1 % del peso corporeo) possa determinare la differenza tra il mantenimento del proprio peso e l'ingrassare di oltre 5 chili l'anno.
La tiroide è la ghiandola più importante per il controllo del peso corporeo. Può accelerare il metabolismo basale fino all'80% in più rispetto al suo ritmo normale o decelerarlo fino alla metà.
Questo accade in seguito all'azione di "nemici" della tiroide che possono essere endogeni, cioè interni al nostro corpo, o esogeni, cioè assunti con il cibo o con integratori.
Sono "nemici endogeni" e possono agire sia da soli sia collettivamente:
l'ormone paratiroideo;
l'insulina;
gli estrogeni.
Sono "nemici esogeni":
il calcio e la vitamina D;
il rame;
il litio;
il cobalto e la vitamina B12;
il paba (un acido contenuto nei filtri delle creme solari);
i cibi che favoriscono l'insorgere del gozzo.
Sono "amici" che possono essere assunti sia con il cibo sia con integratori:
vitamine (A; C; complesso B);
minerali (ferro; zinco; fosforo; magnesio; potassio; manganese; cromo);
proteine.
Le ghiandole surrenali.
Sono le nostre alleate nei casi di stress grazie alla produzione di un ormone detto cortisolo. Intervengono anche per controllare l'utilizzo di grassi, proteine e carboidrati e in particolare per bilanciare l'eccesso di insulina nel sangue. Se le surrenali, sfiancate dall'eccesso di lavoro determinato dal tipo di vita e alimentazione odierne, funzionano male, è inevitabile un aumento di peso.
"Nemici" delle ghiandole surrenali:
carboidrati raffinati;
sale in eccesso. "Amici"delle ghiandole surrenali:
vitamine (C; B6; B5);
minerali (cromo, sodio, zinco).
L'ipofisi.
È il controllore di tutto il sistema endocrino. Tra gli altri produce il GH, o ormone della crescita, che fino alla pubertà determina l'aumento di statura, successivamente svolge un'azione di difesa contro le malattie degenerative e limita l'aumento di peso. La produzione di GH avviene soprattutto durante il sonno e l'esercizio fisico.
"Nemici" inibitoli del rilascio di GH:
lo stress e il jet lag;
un'assunzione sbilanciata di aminoacidi;
tutti i cibi che innalzano la glicemia;
l'alcol, soprattutto se a stomaco vuoto o la sera;
varie sostanze utilizzate per preparati dimagranti.
"Amici" che stimolano il rilascio di GH:
alcuni aminoacidi (in forma concentrata queste sostanze necessitano di controllo medico);
la vitamina B6 e la B3;
il potassio, la cui mancanza blocca il rilascio di GH.
Un'allergia può far ingrassare?
Come possono le allergie alimentari fare ingrassare? Alcuni ricercatori hanno ipotizzato che possa verificarsi questo tipo di percorso:
Siete in una situazione di difficoltà (malattia; intossicazione; stanchezza acuta).
Ingerite una sostanza che normalmente vi è utile, ma che il vostro sistema immunitario, in stato di all'erta, confonde come "nemico".
Da quel momento in poi, l'introduzione di quel cibo scatenerà una forte mobilitazione di "truppe di difesa" (perché è catalogato come "nemico").
Un sintomo frequente di questo tipo di intolleranza (diversa dall'allergia "classica") è una gran voglia proprio di quel cibo, una specie di "effetto-droga", con dipendenza e sintomi di astinenza se manca.
Il continuo desiderio di quel cibo può portare a un consumo alimentare eccessivo e all'aumento di peso.
I prodotti che, con più facilità, scatenano allergie sono:
additivi e sostanze di sintesi contenute in molti alimenti "industriali" ma anche in prodotti naturali che sono alla fine di una catena alimentare (per esempio le uova e il latte); alimenti "raffinati"; frutta e verdure non di stagione.
Gli scherzi della memoria genetica
Secondo un medico americano, Philip Lipetz, la formazione di adipe sarebbe legata alla memoria genetica.
Alcuni cibi (quelli animali in particolare) scatenerebbero una reazione automatica di accumulo di scorte di grasso da parte dell'organismo perché i nostri progenitori ricorrevano alla caccia nei periodi di carestia.
Secondo Lipetz quindi non è determinante l'eccesso di calorie ma da che alimento tali calorie provengono.
Vengono definite "cattive" le calorie degli alimenti che innalzano di più l'indice glicemico, in particolare quelle derivanti dall'associazione proteine-grassi.
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