Capita spesso di trovare gli anziani a tavola inappetenti, svogliati nel mangiare anche il loro piatto preferito o che si sono dimenticati di preparare il pranzo, la cena. Per chi vive la terza età, spesso mangiare diventa quasi un optional, un di più quotidiano troppo impegnativo.
Uno scarso interesse legato al fatto di dover mangiare da soli, ma anche preparare un piatto per due poco cambia. E se manca l'appetito, ingerire il cibo non viene vissuto come un piacere, ma un vero e proprio sforzo fisico.
La conseguenza è vedere gli anziani inappetenti scendere di peso giorno dopo giorno, dimagrire drasticamente, fino ad accusare malesseri come mal di stomaco, mal di testa, dolori muscolari e articolari per la carenza di sostanze nutritive.
Un percorso subdolo verso la strada del deperimento che preoccupa anche i familiari meno apprensivi, perché gestire gli anziani non è facile.
Mangiare è importante sì per sopravvivere, ma anche per fornire all'organismo il giusto apporto di energia utile per svolgere tutte le funzioni sia fisiche che intellettuali, dal pensare al camminare al ricordare.
Tenendo conto che, ad una certa età, c'è un dispendio minore di energie, ma anche un'esigenza diversa: occorre rispettare un regime equilibrato e completo di tutti i principi nutritivi essenziali.
Per cui è importante che le persone anziane non scelgano gli alimenti in relazione alle abitudini acquisite negli anni, ma in base alla consapevolezza che ciò che si mangia può influire negativamente sullo stato di salute e sull'efficienza fisica e mentale.
Ma quali possono essere le cause che portano all'inappetenza negli anziani?
Diverse, soprattutto se si considerano le varie fasce di età. Si passa da quelle fisiologiche, legate ad esempio al cambio di stagione, e perciò alla modifica delle ore di sole/luce, o a momenti di stanchezza fisica e mentale, a quelle prettamente psicosomatiche.
Quindi conseguenti a periodi della vita particolarmente stressanti; da quelle patologiche, scatenate da semplici influenze o disturbi gastrointestinali.
A quelle prettamente di tipo psicologico-psichiatrico, causate da disturbi dell'alimentazione.
Una inappetenza la cui scala di gravità cambia a seconda che sia di tipo occasionale o prolungata.
La prima, legata a malanni di stagione, è essenzialmente transitoria, perciò anche più facilmente gestibile e superabile.
L'inappetenza prolungata negli anziani è una condizione a volte più impegnativa da trattare, poiché dipendente da cause organiche come patologie a carico dell'apparato gastrointestinale, renali, ematiche e metaboliche.
Comprese quelle di origine psichica conseguenza, ad esempio, di uno stato di ansia o di depressione, che nella peggiore delle ipotesi può essere una premessa verso l'anoressia.
Lo stato emotivo degli anziani non va mai sottovalutato. Diventati più vulnerabili ma anche più sensibili, si sentono spesso inutili.
Avendo già perso il partner di una vita o vedendo negli occhi dell'altro un senso di alienazione mista a rassegnazione per l'inesorabile conto alla rovescia, si sentono arrivati al capolinea della vita, dove ciò che si faceva prima non ha più tanto senso.
Un disagio interiore che pesa e incide, anche sullo stimolo dell'appetito.
Tristezza e depressione sono per loro dietro l'angolo. Gli anziani italiani sono i più depressi perché perdono presto il ruolo dominante nella famiglia, vivono in solitudine e spesso con disabilità.
Così solitamente perdono l'interesse nel cibo o lo considerano non più buono. In alcuni casi la perdita di peso può essere drammatica, fino a 10 chili in una settimana.
Da segnalare, anche se meno frequentemente, durante l'episodio depressivo che altri pazienti aumentano l'apporto di cibo con pasti frequenti e abbondanti pur con scarsa gratificazione.
Di fatto, la depressione nell'anziano, negli ultimi anni, è stata oggetto di crescente attenzione.
Diverse le motivazioni:
- L'invecchiamento della popolazione, amplificando la prevalenza delle innumerevoli condizioni di svantaggio che sono fattore di rischio di sintomi depressivi, ne ha amplificato la prevalenza.
- La classe medica ha sviluppato una progressiva maggior sensibilità sui problemi della cronicità e della qualità della vita dei pazienti e di conseguenza anche della sofferenza depressiva degli anziani.
- Molecole sempre più innovative hanno permesso anche ai medici specialisti di avere maggior confidenza con i trattamenti psicofarmacologici.
- In generale, resta il fatto che un quadro clinico depressivo comporta, a tutte le età, un umore disforico (cioè sentirsi tristi, irritabili, scoraggiati, privi di entusiasmo), la perdita di piacere o interesse nelle normali attività quotidiane.
- La depressione è una malattia che poggia sulla tristezza senza speranza di guarire, sul sentimento di colpa e sul dolore morale.
E le espressioni psichiche coinvolte sono l'umore, la psicomotricità, il pensiero e gli istinti.
Con presenza, inoltre, di sintomi neuro-vegetativi che interessano appunto l'appetito, ma anche il sonno e la libido, nonché alterazioni del ritmo sonno-veglia e dei ritmi stagionali.
Tante e semplici possono essere le accortezze per stimolare l'appetito negli anziani.
Piccole strategie che possono essere messe in campo da chi gli vive vicino per far seguire loro una alimentazione regolare e corretta.
Prima di tutto occorre pazienza.
Cosa non facile da mantenere quando sì ha a che fare con i nonni, data l'ostinazione che contraddistingue chi ha una certa età, associata alla mancanza di memoria.
Spesso, pur lasciando un pasto pronto a ridosso dell'ora del pranzo, lo dimenticano nel frigo (o addirittura sui fornelli) o si limitano a mangiare un frutto.
Sapendo che l'alimentazione aiuta a tenere in salute l'organismo (rendendolo anche meno vulnerabile ai virus), vale la pena insistere e dedicare tempo alla cura della loro alimentazione.
Come stimolare l'appetito degli anziani.
In ogni caso, occorre proporre agli anziani cibi che siano appetibili, ma allo stesso tempo digeribili (quindi poco elaborati e poco conditi, non fritti e non piccanti).
Variati, dall'aspetto e dal profumo invitante (ma non troppo forte), soprattutto scelti tra quelli che sono di gradimento a chi li deve mangiare, serviti nel piatto ad una temperatura adeguata.
Occorre non mettere ansia né fretta, rispettare i loro ritmi, assecondarli e stimolarli nella giusta misura, proponendo bocconi adeguati alla loro capacità, evitando fonti di distrazione durante il pasto, frazionando la distribuzione nell'arco della giornata anche attraverso le merende.
Una strategia per rendere il pasto dell'anziano più sostanzioso è quella di arricchire in senso calorico e proteico le preparazioni, sia con l'aggiunta di alimenti (parmigiano, olio, farine di cereali).
Sia di integratori fra quelli che si trovano in commercio (solo proteici, solo a base di carboidrati, completi ed aromatizzati) liquidi o in polvere.
Un consiglio utile per aumentare la sensazione di appetito nell'anziano è la pratica di un esercizio fisico, regolare, all'aria aperta.
Una semplice passeggiata quotidiana di 30 minuti è sufficiente, non serve svolgere un'attività sportiva impegnativa (spesso anche controindicata).
Inoltre, un po' di sano movimento produce effetti benefici negli anziani, sul sistema cardiocircolatorio e sulle articolazioni (qualora non esistano anche qui controindicazioni), incide positivamente sul sonno.
Ricordarsi sempre dell'importanza dell'idratazione, bevendo acqua, anche e soprattutto lontano dai pasti.
Senza dimenticare gli effetti terapeutici che si ottengono dallo stare in compagnia: mangiare insieme agli altri stimola l'appetito.
Come anche dedicare un po' di tempo alle cose piacevoli, tipo un hobby o giocare a carte: distrae, allenta le tensioni, tiene allenata la memoria e mette di buon umore.
Tutti ingredienti che predispongono a rimettere in moto la fame negli anziani.
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Fonte: nostre elaborazioni su fonti diverse.
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