Ecco alcuni accorgimenti che è bene osservare nel caso si debbano assumere antibiotici. Gli antibiotici sono farmaci molto efficaci e potenti e non vanno mai assunti senza aver prima consultato il medico. Un uso scorretto vi sottopone inutilmente al rischio degli effetti collaterali, favorisce la selezione di batteri resistenti al farmaco e non porta alcun beneficio.
Una volta guariti, gettate gli antibiotici rimasti negli appositi raccoglitori dei farmaci scaduti. Non conservateli per impieghi futuri e non passateli ad altre persone.
Non interrompete assolutamente la cura ai primi segnali di miglioramento.
Seguite scrupolosamente le indicazioni del medico, perché la durata della cura è pensata per eliminare completamente i batteri patogeni, mentre i sintomi possono regredire anche quando il loro numero si è semplicemente ridotto.
Interrompere il trattamento significa dare la possibilità ai batteri ancora presenti di reagire ed evolversi in un nuovo ceppo molto più resistente.
Questo a sua volta comporta l'impiego di altri antibiotici, più potenti e con maggiori effetti collaterali sull'organismo.
Per gli antibiotici “non naturali” è necessaria la prescrizione medica, che ne stabilisce tipo, dosaggio e posologia in relazione allo specifico batterio all'origine della vostra malattia.
Fate riferimento a un esperto anche se decidete di assumere gli antibiotici naturali: le cure “fai da te” sono sempre rischiose.
Le più importanti famiglie di antibiotici e i loro effetti collaterali più comuni
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Beta-lattamici
A questo gruppo di antibiotici appartengono essenzialmente le penicilline e le cefalosporine, battericidi molto potenti. Il loro meccanismo di azione interferisce nella formazione delle nuove pareti durante la duplicazione dei batteri, per questo è facile intuire come siano efficaci solo su popolazioni attive in piena fase di crescita e replicazione. Una cura a base di beta-lattamici non è indicata per soggetti con sistema immunitario debilitato, perché non riuscirebbero a liberarsi degli eventuali ceppi quiescenti sfuggiti all'azione del farmaco e tanto meno a rispondere adeguatamente al momento della loro riattivazione.
Le penicilline
Antibiotici ad ampio spettro, le penicilline sono utilizzate soprattutto nel caso di otiti, riniti, faringiti, laringiti, bronchiti e polmoniti. Effetti collaterali gravi sono relativamente poco frequenti; il pericolo maggiore è costituito dalle reazioni allergiche che possono arrivare, nei casi più drammatici, fino allo shock anafilattico. Questo rischio non è tuttavia connesso in modo specifico alla penicillina, che ne è semplicemente il fattore scatenante in relazione alla sensibilità individuale.
Le cefalosporine
Le cefalosporine sono utili contro numerosi batteri responsabili di ferite e di infezioni alle vie respiratorie, ai reni e alle vie urinarie. Spesso rappresentano un'alternativa per pazienti allergici alle penicilline, in quanto è molto raro che una persona non tolleri entrambi gli antibiotici. Gli effetti collaterali acuti sono rari, ma a volte si presentano problemi renali o allergici. In particolare negli anziani potrebbero verificarsi alterazioni della capacità di coagulazione del sangue.
Aminoglicosidi
Questi potentissimi antibiotici (streptomicina e gentamicina) vengono usati solo in casi molto gravi per via sistemica, cioè in modo da diffondersi in tutte le parti del nostro corpo. Più frequente invece è il loro utilizzo topico, in colliri e pomate per la cura di infezioni a occhi, bocca o cute. I rischi di danni al cuore, ai reni o al sistema nervoso sono rilevanti nel caso di uso sistemico; l'assunzione è assolutamente da evitare per donne in gravidanza, lattanti e bambini perché determina danni irreversibili al sistema nervoso centrale.
Tetracicline
Questa categoria non presenta particolari controindicazioni e, come le penicilline, non da origine a gravi effetti collaterali. Si tratta di antibiotici batteriostatici ad ampio spettro cui tuttavia, con il passare del tempo, sempre più specie batteriche hanno sviluppato una forte resistenza. Gli effetti collaterali più comuni sono nausea, epigastralgie, diarrea e colorazione dei denti nei bambini in età evolutiva. Raramente si sono osservati danni epatici. Trovano impiego nella cura di alcune forme di bronchiti e polmoniti o malattie croniche della pelle.
Macrolidi
A questa famiglia appartiene la famosa eritromicina. somministrata spesso come alternativa a penicilline e cefalosporine. Si tratta di un antibiotico ad ampio spettro, simile alle tetracicline, usato per curare forme di polmonite che non reagiscono ad altri farmaci. Un'ulteriore applicazione è quella contro la toxoplasmosi. una malattia infettiva molto grave se contratta da una donna durante la gravidanza, perché il batterio si annida nella placenta e viene trasmesso al feto. Se l'infezione avviene durante i primi 5 o 6 mesi della gestazione i danni possono essere molto gravi e provocare aborti spontanei. Gli effetti collaterali più comuni sono disfunzioni del fegato, disturbi allo stomaco e all’intestino, più raramente danni all'udito, tutti quasi sempre reversibili.
Chinolonici
Questa categoria di antibiotici (tra cui la ciprofloxacina) inibisce il DNA-girasi, un enzima fondamentale per la replicazione del DNA batterico. e impedisce alle cellule di proliferare. Si somministrano chinolonici in presenza di allergie accertate ad altri antibiotici: sono indicati soprattutto in caso di infezioni alle vie urinarie e alle vie respiratorie o cutanee. Anche l'Helicobacter pilori, il batterio in parte responsabile di una grossa percentuale di ulcere gastriche. viene combattuto con antibiotici di questo gruppo. Tra gli effetti collaterali considerati più comuni ci sono nausea, dolori allo stomaco e diarrea; meno frequenti, ma più fastidiosi, sono cefalee, vertigini, depressione, disturbi del sonno e agitazione. Donne in gravidanza o durante l'allattamento e bambini non dovrebbero assumere chilononici, che possono causare danni alle ossa e dolori muscolari.
Sulfamidici
I sulfamidici, che non derivano da microrganismi ma sono stati sintetizzati in laboratorio, interferiscono con la produzione dell'enzima necessario alla formazione dell'acido folico, indispensabile alla vita del batterio, senza tuttavia comprometterla per quello che riguarda le cellule umane. La loro azione è batteriostatica, ma non battericida, e vengono oggi prescritti di rado a causa della resistenza che sempre più tipi di batteri hanno sviluppato; per esempio, in caso di tracoma (una particolare infezione all'occhio). In associazione ad antibiotici, invece, possono curare certi tipi di polmoniti, la toxoplasmosi e la malaria.
Cloramfenicolo
Questo antibiotico esplica la sua azione compromettendo la sintesi proteica delle cellule dei batteri, ma purtroppo anche delle nostre, causando effetti collaterali importanti e pericolosi. Viene utilizzato solo per curare il tifo e in caso di infezioni talmente gravi da far passare in secondo piano il rapporto danno/beneficio. Tra gli effetti collaterali si segnalano gravi danni a carico del midollo osseo con compromissione della formazione delle cellule del sangue.
Lincosamidi
Si tratta in questo caso di particolari antibiotici dalla struttura proteica; i più famosi principi attivi sono la lincomicina e la clindamicina, quest'ultima 10 volte più potente. L'assunzione di lincosamidi agisce pericolosamente sulla flora batterica molto più di quanto facciano altri antibiotici, alterando gli equilibri naturali e lasciando il campo libero a batteri più resistenti. Possono quindi insorgere gravi infiammazioni del colon (colite pseudomembranosa), con frequenti scariche diarroiche sanguinolente che rischiano di portare alla morte del paziente. I lincosamidi vengono impiegati solo quando altri principi attivi si sono dimostrati inefficaci, in genere in caso di malattie infettive delle ossa (mieliti) e delle articolazioni.
Da questo quadro avrete certo compreso che gli antibiotici, pur essendo farmaci di importanza indiscutibile, devono essere assunti con cautela e solo se strettamente necessari.
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