Dieta in bianco

dieta in bianco
Mangiare in bianco

La dieta in bianco è un consolidato paradosso dietetico.


Dall'influenza al mal di pancia la prima misura terapeutica casalinga (e purtroppo a volte anche ospedaliera) è sempre quella di mettere il paziente a dieta in bianco.

Non c'è niente di più inutile e controproducente.


Togliere colore dal piatto non significa renderlo più leggero, il bianco non è sinonimo di alimento magro, anzi...

 

Basti pensare alla differenza tra una candida pasta olio e formaggio e una coloratissima condita solo con pomodoro e basilico.

 

La prima, in bianco, nonostante l'aspetto emaciato, è ricca di grassi e richiede quindi una digestione abbastanza impegnativa.

 

Mentre l'allegra pasta in rosso è estremamente leggera e digeribile e può essere consigliata anche per gli stomaci più delicati.

 

Inoltre un piatto gradevole per aspetto e aroma ha il potere di rendere più efficienti i meccanismi digestivi, facendo scattare nel cervello la cosiddetta «fase cefalica delle secrezioni».

Anche se la definizione tecnica è astrusa, in pratica si tratta della fisiologica risposta del nostro organismo quando viene sollecitato da una pietanza allettante, e noi percepiamo nitidamente questo fenomeno come... acquolina in bocca!

 

Non dimentichiamolo: un cibo colorato e profumato molto spesso è più leggero della sua versione in bianco.

La dieta in bianco facilita la digestione

L'idea che la dieta in bianco faciliti la digestione è il frutto di un equivoco. Fegato e stomaco non vedono i colori, ma quello che c'è dentro gli alimenti, che con il colore ha poco a che fare.

 

Forse dietro questa idea si nasconde la nostalgia per il colore del latte che abbiamo succhiato nelle nostre prime settimane di vita.


Fatto sta che fegato e stomaco hanno da lavorare soprattutto quando nel piatto ci sono dei grassi, e i grassi, se di colori proprio vogliamo parlare, sono in genere chiari.

 

Sono loro che rallentano la digestione e lo svuotamento dell'intestino, e che per essere assorbiti hanno bisogno anche della bile, che deve essere prodotta dal fegato.

 

La dieta che facilita davvero la digestione è quindi quella senza condimenti cotti (perché con la cottura si modifica la chimica del grasso e si formano composti che alla lunga possono essere dannosi) e senza soffritti, cioè senza sughi e intingoli.

 

Quasi sempre invece prendiamo alla lettera l'espressione "mangiare in bianco", e a chi è stato poco bene diamo del riso al burro, magari con una ricca grattugiata di formaggio.


Questo piatto sarà pure bianco, ma il burro e il formaggio, che sono ricchissimi di grassi, non ne facilitano certo la digestione.

 

Oppure suggeriamo al malato della mozzarella, senza sapere che dietro il suo candido aspetto si nascondono un contenuto di grassi e una digeribilità non certo migliori, ad esempio, dell'uovo o della carne.

 


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