Attacco di panico: cause e sintomi

L'attacco di panico è sicuramente uno degli eventi più destabilizzanti e angoscianti che possa verificarsi nella vita di un individuo. La sensazione di continuo allarme e di pericolo imminente può spingersi, come sa bene chi ne viene colpito, fino alla sensazione di morire. E ogni volta che vi si incorre, è sempre la prima volta, il che significa che di fronte a un attacco di panico si è sempre nudi e indifesi.


Attacchi di panico: cause e sintomi
Attacco di panico

Consultando la voce "Attacco di panico" di Wikipedia, reperibile in Rete, si può leggere la seguente definizione.

 

Un attacco di panico è un periodo di paura o disagio intensi, tipicamente con un inizio improvviso e solitamente della durata inferiore ai trenta minuti.

 

I sintomi includono tremore, respirazione superficiale, sudorazione, nausea, vertigini, iperventilazione, parestesie (sensazione di formicolio), tachicardia, sensazione di soffocamento o asfissia. La manifestazione è significativamente diversa da quanto avviene negli altri tipi di disturbi di ansia, in quanto gli attacchi sono improvvisi, non sembrano provocati da alcunché e spesso sono debilitanti.

 

Un episodio è spesso categorizzato come un circolo vizioso, dove i sintomi mentali accrescono i sintomi fisici e viceversa. È una buona descrizione di servizio, per così dire, specie nel punto in cui si suggerisce di non confondere un attacco di panico che si manifesta isolatamente, per una causa esterna accertabile, con quello che insorge senza un motivo apparente.

 

Nel primo caso, infatti, è possibile che ognuno, almeno una volta nella vita, abbia sperimentato l'angoscia, per esempio, di ritrovarsi in mezzo a una folla concitata durante un concerto o un evento sportivo oppure di avere il corpo materialmente bloccato da qualcosa, in tutto o in parte e non riuscire a districarsi in alcun modo.

 

Tante potrebbero essere le cause di un attacco di panico di questo genere, ma il disagio specifico di cui si parla in questo libro è diverso: è l'attacco di panico che giunge all'improvviso, mentre si è semplicemente alla guida dell'auto o si sta cenando in un ristorante o in situazioni ancora più comuni e obiettivamente prive di rischi.

 

Ma sono proprio queste contingenze, per nulla critiche, che ci fanno capire che l'attacco di panico è solo la punta dell'iceberg di emozioni più profonde, di uno stile di vita negativo o di credenze errate che portiamo avanti da tempo.

 

Per altro verso, se è giusto confrontare la propria esperienza di questa patologia con quella di altri, non è bene però paragonare meccanicamente il proprio vissuto a quello altrui; la propria relatività e le proprie esperienze determinano differenze non trascurabili, soprattutto ai fini della terapia, che è il profilo che qui ci interessa.

Disturbo d'ansia.

 

Secondo la classificazione del Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, il disturbo d'ansia è suddiviso in cinque categorie:

• disturbo da attacco di panico (DAP);

• disturbo da ansia generalizzata (GAD);

• disturbo ossessivo compulsivo (DOC);

• disturbo fobico;

• disturbo post-traumatico da stress.

 

Solitamente il disturbo da attacco di panico comincia con il primo attacco, il più potente, che, lo ripetiamo, giunge come un fulmine a ciel sereno. Quando l'attacco di panico non resta un caso isolato e persiste il timore di poterne avere altri, allora si parla di disturbo da attacco di panico (DAP).

 

Una delle possibili conseguenze, dopo la prima crisi, è il timore che possa accadere di nuovo e proprio questo atteggiamento porta a far sì che l'attacco si scateni. 

Non opporre resistenza all'attacco di panico

In genere, permane il terrore di poter stare male un'altra volta e si cerca così di evitare tutte quelle situazioni che la mente sofferente categorizza come potenzialmente pericolose; per esempio il traffico o la folla, i mezzi pubblici, il supermercato.

 

Il meccanismo di condizionamento che ne consegue, induce a cercare la compagnia di persone fidate, generalmente i componenti della famiglia o gli amici più stretti a conoscenza del problema, con l'idea che in caso di pericolo si possa essere soccorsi immediatamente. Per questo l'attacco di panico, mentre impedisce di svolgere le normali attività quotidiane, sviluppa dipendenza dagli altri e rende schiavi.

 

Si stima che in America l'I,6% della popolazione soffra di questo disturbo, mentre per ciò che riguarda l'Italia le statistiche parlano di circa due milioni di persone coinvolte e di individui di età matura che, nella maggior parte dei casi, ricoprono ruoli di responsabilità.

 

Generalmente, la prima reazione istintiva al campanello d'allarme dell'attacco di panico è quella di opporre resistenza ai sintomi: si cerca di camminare, di prendere una boccata d'aria, di allontanare il problema negandolo; ma è la reazione peggiore, perché, paradossalmente, il miglior modo per superarlo è quello di accoglierne i sintomi.

 

È bene sapere che l'attacco di panico non ha mai portato nessuno alla morte e neppure a danni fisici o mentali permanenti, per cui lasciarsi attraversare da esso e permettere ai sintomi di sfogarsi aiuterà in effetti a farli svanire prima. In ogni circostanza di pericolo e allarme, la calma ripristina l'armonia, perché è la virtù opposta alla confusione.

 

Anziché sforzarsi di restare lucidi o di non svenire, è più vantaggioso puntare l'attenzione sulla quiete e la serenità. È pur vero che, in preda a un attacco, è difficile raggiungere una lucidità tale da riuscire, senza alcun aiuto, a evitare il malessere. Per questo, in seguito, verranno presentate alcune tecniche utili per evitare la resistenza.

 

Che piaccia o no, l'attacco di panico che si sta sperimentando fa parte di se stessi: è il mezzo che utilizza l'Anima per dire che si sta andando nella direzione sbagliata. Resistergli è come non voler vedere ciò che può aiutare a ritrovare la serenità.

 


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