Cefalea a grappolo: cause e rimedi

La cefalea a grappolo è senza dubbio, fra i tipi di mal di testa, quello più intenso e insopportabile, tanto che si è guadagnato nel tempo il triste soprannome di "cefalea da suicidio".


Fortunatamente, però, la cefalea a grappolo ha un'incidenza ridotta rispetto alle altre forme di mal di testa (di solito, c'è un rapporto di 1 a 100, cioè ogni 100 persone che soffrono di mal di testa solo una è soggetta proprio alla cefalea a grappolo).

 

Il suo bersaglio sono soprattutto gli uomini: 8 maschi rispetto a ogni donna, stando ai dati più aggiornati.

Cefalea a grappolo: cause e rimedi
Cefalea a grappolo

Sempre secondo le statistiche, inoltre, l'età media in cui il disturbo compare più di frequente è quella dei 35-40 anni. Solo raramente, invece, la cefalea a grappolo si manifesta in età giovanile o durante la terza età.

 

Anche nei confronti di questo tipo di mal di testa c'è una predisposizione familiare, tanto che si è visto che il rischio di soffrire di cefalee a grappolo è 17 volte superiore rispetto alla media in quelle persone che hanno parenti di primo grado (nonni, genitori, fratelli) che soffrono già di questo tipo di mal di testa.

 

A differenza dell'emicrania, però, la cefalea a grappolo dura per tutta la vita e, con l'andar del tempo, questo tipo di mal di testa tende a cronicizzarsi, aumentando gli attacchi e la frequenza con cui si ripropongono periodicamente.

 

LE CAUSE.

 

Le cause scatenanti delle cefalee a grappolo sono a tutt'oggi ancora oscure e su di esse, quindi, si fanno soprattutto ipotesi.

 

Gli squilibri dell'ipotalamo.

 

Sembra che gli attacchi di mal di testa siano determinati da squilibri dell'ipotalamo, una "centralina" che è posta al centro del cervello e che controlla molte funzioni biologiche, compreso il ritmo sonno-veglia e il senso di sazietà.

 

Pare, inoltre, che queste alterazioni siano a loro volta legate a una produzione alterata di serotonina, uno dei neurotrasmettitori cerebrali che è responsabile del nostro senso di benessere e anche del tono del nostro umore.

 

Secondo meccanismi non ancora del tutto chiari, infatti, questi squilibri sono in grado di alterare anche la nostra percezione del dolore, amplificandola. L'ipotalamo, infatti, tra le sue funzioni ha anche quella di controllare le fibre nervose che trasmettono le sensazioni dolorose.

 

La melatonina.

 

Tra le ipotesi più recenti sulle cause della cefalea a grappolo ce n'è anche una che chiama in causa la melatonina, il cosiddetto ormone della notte. Secreto dalla ghiandola pineale (una piccola ghiandolina del cervello).

 

Questo ormone induce la sonnolenza perché viene secreto in relazione alla luce solare: si azzera nelle ore diurne, mentre viene prodotto in abbondanza con il buio, proprio per la sua funzione di conciliare il sonno.

 

In chi soffre di cefalee a grappolo, però, pare che la sua secrezione sia alterata e, insieme agli altri squilibri dell'ipotalamo, la carenza di melatonina sarebbe perciò in grado di interferire negativamente con la sensazione e la percezione del dolore.

 

UNA SCOPERTA CASUALE.

 

Che l'ipotalamo sia parte in causa nelle cefalee a grappolo è frutto di una scoperta occasionale: ad alcune persone sofferenti di depressione (e casualmente anche di questo tipo di mal di testa) furono somministrati sali di litio, farmaci indicati per il disturbo psichiatrico.

 

Con sorpresa, però, si scoprì che il farmaco azzerava anche i dolorosi attacchi di cefalea. Studi biochimici hanno dimostrato, infatti, che il litio andava a localizzarsi anche nell'ipotalamo e questo dato ha fatto supporre che questa parte del cervello fosse perciò parte in causa anche nella nascita delle cefalee a grappolo.

 

COME SI MANIFESTA.

 

In dolore improvviso e lancinante.

 

La cefalea a grappolo si manifesta in modo improvviso, ma con un dolore così lancinante e insopportabile da lasciare veramente senza fiato.

 

Viene descritto, infatti, come una vera e propria pugnalata, bruciante e lancinante, che si localizza dietro all'orbita di un solo occhio e che a volte si irradia verso la tempia.

 

In alcuni casi, la sensazione dolorosa si estende anche al naso, alla fronte, alla mandibola e alla fascia laterale della metà del capo colpita e non accenna a passare.

 

Cambiare posizione o soggiornare in un locale oscurato non risultano di alcuna utilità, e chi è colpito dall'attacco è percorso da una strana agitazione che lo porta a camminare avanti e indietro, o a cercare nervosamente e inutilmente una qualche posizione che gli permetta di trovare un momento di sollievo.

 

L'attacco dura da un minimo di 15-30 minuti a un massimo di due ore e mezza-tre e, durante gli attacchi, non ci sono momenti in cui il dolore si affievolisce.

 

Si ripete ciclicamente.

 

La caratteristica fondamentale della cefalea a grappolo è, però, la ciclicità degli attacchi, che si susseguono appunto come "un grappolo" in un arco di tempo ben definito.

 

Dopo una prima crisi, infatti, se ne manifestano altre durante la stessa giornata, arrivando anche a un totale di 8-9 attacchi dolorosi.

 

Nei giorni seguenti, quasi si trattasse di un appuntamento prestabilito, le crisi si ripropongono nuovamente seguendo una sorta di copione che rispetta perfettamente gli orari delle crisi del giorno precedente.

 

I periodi di attacco durante l'anno sono spesso, inoltre, gli stessi e possono durare complessivamente dalle 3 alle 16 settimane.

 

Negli intervalli tra una crisi e l'altra e tra i vari "grappoli" ci sono fortunatamente periodi di completo benessere ma, con l'andar del tempo, è facile che il disturbo diventi cronico e non lasci più momenti di tregua.

 

I PERIODI PIÙ'A RISCHIO

 

Le cefalee a grappolo si comportano come se seguissero una sorta di "tabella di marcia" che è tutta personale ma, nonostante ciò, si possono distinguere alcuni momenti della giornata e periodi dell'anno che sono maggiormente a rischio, durante i quali, cioè, è più facile che si scatenino gli attacchi.

 

Le ore "più pericolose" sono, per esempio, quelle del primo pomeriggio o quelle tra le 21 e le 22.

 

Anche la notte può riservare brutte sorprese, soprattutto durante i periodi di sonno Rem (ovvero quelli in cui si sogna) che si concentrano soprattutto tra le 2 e le 5 del mattino.

 

I periodi dell'anno che sono segnati con maggior facilità dagli attacchi sono, invece, le stagioni di passaggio, come l'autunno e la primavera.

 

I SINTOMI DI ACCOMPAGNAMENTO.

 

Oltre che dal dolore lancinante, che è localizzato soprattutto a livello dell'orbita oculare (dietro l'occhio), la cefalea a grappolo è caratterizzata, purtroppo, anche da tutta una serie di sintomi di accompagnamento che rendono ancor più insopportabile la crisi.

 

Ecco di cosa si tratta.

 

  • Arrossamento della congiuntiva, ovvero della membrana che tappezza la parete interna della palpebra e la superficie anteriore dell'occhio, che da letteralmente l'idea che l'occhio colpito sia iniettato di sangue;
  • lacrimazione molto intensa dall'occhio coinvolto;
  • modificazioni del diametro della pupilla (il forellino posto al centro dell'iride che offre una via d'entrata alla luce) che si restringe (si tratta della cosiddetta miosi);
  • congestione nasale con una sensazione di narice chiusa dalla parte di volto colpita;
  • sudorazione e arrossamento del viso;
  • abbassamento di una palpebra, che cala senza che si possa far nulla per riportarla nella sua naturale posizione (si tratta della cosiddetta ptosi).
  • In alcuni casi possono associarsi altri disturbi legati a un'attivazione del sistema nervoso vegetativo (quello che innerva gli organi interni) come una sudorazione diffusa a tutto il corpo, alterazioni della frequenza del battito del cuore, eruttazioni e sbadigli.

 

I FATTORI SCATENANTI.

 

In alcuni casi, la comparsa della cefalea a grappolo può essere facilitata da alcune abitudini di vita.

 

Gli alcolici.

 

Sembra, per esempio, che gli alcolici agiscano da fattori scatenanti e che possano innescare la crisi.

 

I sonnellini pomeridiani.

 

Anche i sonnellini pomeridiani sono a volte a rischio, così come le alterazioni dei normali ritmi sonno-veglia.

 

Lo stress.

 

La cefalea a grappolo può essere in agguato anche per colpa di un periodo eccessivamente stressante o di attacchi d'ira, o l'essere stati a lungo in un locale con luci troppo intense.

 

Il jet-lag,

 

Infine, anche i voli intercontinentali possono essere momenti a rischio, poiché la cefalea a grappolo (ovviamente in chi è predisposto al disturbo) può rientrare tra i vari disturbi da jet-lag, ovvero quella serie di sintomi che si manifesta quando si vola da un continente all'altro.

Cefalea a grappolo: che cosa fare.

E' necessario farsi visitare in un centro per la diagnosi e la cura delle cefalee, proprio per non rischiare di attribuire i suoi sintomi ad altri problemi di salute (un glaucoma acuto, per esempio) e anche perché è necessario mettere in atto con rapidità cure mirate.

 

Attenzione anche a tutti i fattori che ne facilitano la comparsa: bere alcolici, fumare, alterare i ritmi del sonno, per esempio. Soprattutto, è importante cercare di condurre una vita tranquilla.

 

I farmaci.

 

Per contrastare la cefalea a grappolo esistono farmaci specifici che vanno assunti alle prime avvisaglie della crisi.

 

Si tratta di antidolorifici specifici a base di sumatriptan (contenuto in prodotti come, per esempio, l'Imigran), un principio attivo usato anche per le forme di emicrania, che è in grado di bloccare l'attacco sul nascere.

 

Ha però alcuni limiti: l'alto costo e il fatto che va somministrato nuovamente se si manifesta un secondo attacco.

 

Le crisi di cefalea a grappolo possono essere alleviate anche con l'inalazione di ossigeno: 7 litri al minuto, per un periodo di 7 minuti. Questo tipo di trattamento viene effettuato, però, in ospedale.

Si può prevenire la cefalea a grappolo?

Anche per la cefalea a grappolo vi sono cure preventive, ma non sempre si rivelano efficaci: riescono in ogni modo a ridurre la durata degli attacchi, dato tutt'altro che sottovalutabile vista l'entità del dolore.

 

Sfruttano i sali di litio (contenuti in prodotti come, per esempio, il Carbolithium), medicinali usati anche per certi tipi di forme depressive, o il cortisone per il suo effetto antinfiammatorio molto spiccato.

 

Possono essere anche usati farmaci a base di metisergide (come, per esempio, il Desseril), o calcio-antagonisti a base di verapamil (contenuto in prodotti come, per esempio, l'Isoptin), un principio attivo molto efficace e attualmente di prima scelta (è inoltre disponibile in compresse).

 

Prima di iniziare le cure con quest'ultimo farmaco, però, è utile effettuare un elettrocardiogramma per scartare l'eventualità di essere afflitti da serie anomalie del ritmo cardiaco: in questo caso il verapamil è controindicato.

 

Le cure preventive vanno effettuate nei periodi in cui le crisi sono più frequenti (generalmente autunno e primavera), immediatamente al loro inizio: questo garantisce una maggiore efficacia preventiva.

 

"Tali informazioni non devono mai sostituire la consulenza personalizzata di un medico. Pertanto, ogni decisione presa sulla base di queste indicazioni dev’essere intesa come personale e secondo propria responsabilità".

 

Fonte: nostre elaborazioni su fonti diverse.

 

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