Anoressia e bulimia difficili da trattare

In un servizio de "Le iene" la collega Nadia Toffa ha affrontato un argomento, quello dell'anoressia, con rara sensibilità. La giornalista è riuscita ad aprire lo "scrigno"di Sara, una ragazza veneta di 24 anni, anoressica, che con lei è riuscita a comunicare molto di più che con certi psicologi.

Anoressia e bulimia difficili da trattare
Anoressia e bulimia

Sara sembrava pronta a voler guarire, quando è arrivato il TSO (Trattamento Sanitario Obbligatorio), non accetta l'imposizione, la forzatura ed ingoia un pugno di soda caustica e pone fine alla sua esistenza.

 

Gli interrogativi si sprecano, e per capirne di più ne parliamo con la dott.ssa Claudia Bartocci, psicologa, psicanalista Asp e IFPS, Responsabile Federazione Disturbi Alimentari per il Veneto  (verona@fidadisturbialimentari.it).

 

Sara, la paziente che compare nel video, una ragazza incredibilmente emaciata, pesava 25 chili, dichiara di essere stata ricoverata 11 volte, prima dei due ricoveri coatti, che sembra ne abbiano, poi, causato il suicidio. Come è possibile?

 

Purtroppo non solo è possibile, ma è quello che si verifica in un gran numero di casi. Con questo tipo di pazienti è necessario immaginare un lavoro terapeutico centrato più sulla personalità che sulla sintomatologia, considerando che un intervento, che miri a ridurre o eliminare il solo sintomo anoressico-bulimico, può non solo essere inefficace, ma persino pericoloso laddove sia sottostante una grave psicopatologia della personalità.

 

Frequentemente l'intervento si rivela così inefficace d'aver istituito quella che a livello internazionale viene descritta come la "sindrome della porta rotante" per indicare i continui rientri nei Centri dedicati al trattamento dei OCA in seguito ad altrettante ricadute.

 

Diverse ricerche evidenziano che il peso delle pazienti precedente il primo ricovero è, in genere, superiore al peso precedente il secondo, terzo ricovero e che diminuisce in misura inversamente proporzionale al numero dei ricoveri effettuati.

 

Spesso la paziente utilizza perversamente il periodo di ricovero per consentirsi una "vacanza" dall'anoressia e si mostra assolutamente compiacente con i medici, sapendo già che, una volta dimessa, riuscirà a raggiungere un peso inferiore a quello precedente il ricovero, recuperando, intatto, il senso della sua onnipotenza.

 

Cosa significa ? Prendono peso sapendo già di perderlo?

Per queste pazienti l'anoressia non è una malattia, ma una soluzione, un progetto.

 

La presunta "paziente" non si sente ammalata, non si vuole curare ed anzi lotta con ogni mezzo a sua disposizione per non perdere la sua anoressia e, con essa, l'unica forma di identità che è riuscita a trovare. (Se non sono anoressica, cosa sono?).

 

Questo rifiuto risulta, appunto, incomprensibile a familiari, amici, insegnanti, medici, etc., che finiscono con il formare una schiera, che lotta accanitamente per salvare qualcuno che" di quella salvezza" non ne vuole sapere.

 

Anoressia e bulimia sono disagi, che sembrano riguardare l'appetito, ma il sintomo invadente, che occupa l'intera loro esistenza è funzionale all'evitamento di conflitti irrisolti presenti nella loro mente.

 


Le anoressiche inducono i curanti a realizzare trattamenti d'urgenza, esibendo, poi, una leggera e sorpresa indifferenza, mentre l'entourage familiare, gli amici, psicologi, insegnanti, medici, ecc. letteralmente "impazziscono" per cercare di curare/salvare qualcuno che si oppone con forza a questi tentativi.

 

Ma è possibile curare qualcuno che non vuole essere curato? Attraverso questi TSO?

 

E' per questo che Sara si è suicidata?

Con pazienti come queste è necessaria una presa in carico complessa. Che coinvolga anche la famiglia. Anoressia e bulimia sono la prima causa di morte tra le giovani donne e sono inserite tra le patologie psichiatriche complesse.

 

E considerate tra le più difficili da trattare. E' indispensabile avvalersi di équipes altamente specializzate.

 

Instaurare un braccio di ferro con una paziente anoressica è rischiosissimo. Sono disposte a tutto. Sara ha preferito la soda caustica. E' necessario far emergere i conflitti profondi, individuare il punto dolente, il bisogno di cura. Per loro è una questione di vita o di morte. Psichica.

 

E non è possibile intervenire prima? Prevenire? Quali sono i fattori predisponenti?

 

Si, certo. Come Federazione Italiana Disturbi Alimentari facciamo parte del Progetto Ministeriale per le buone pratiche di cura. Seguiamo, quindi, progetti formativi ed informativi.

 

I fattori predisponenti sono molteplici. Per una prevenzione realmente efficace si dovrebbero trattare già le madri a rischio in gravidanza. I disturbi della relazione primaria sono con molta evidenza alla base di queste e molte altre patologie psichiatriche.

 

E' necessario coinvolgere i medici, internisti, ginecologi e sempre di più i pediatri, visto che l'età d'esordio si sta spostando verso i 10-11 anni d'età. Bisognerebbe prestare attenzione al perfezionismo, tra i sintomi il più evidente ed irriducibile, all'iperattività fisica ed intellettiva.

 

I genitori sempre ci chiedono come mai avrebbero potuto pensare di preoccuparsi per una figlia buona e brava in tutto, che non ha mai dato problemi. Le ragazze troppo perfette in realtà non riescono ad essere se stesse e cercano di farsi amare attraverso un atteggiamento compiacente. Poi esplodono.

 

All'improvviso. Ma devono esplodere perché nessuno ha visto prima. Se la famiglia non vede, un aiuto può essere fornito dagli insegnanti, che, in effetti, frequentemente ci contattano, dai personal trainer nelle palestre.

 

Naturalmente un ruolo centrale lo può avere il farmacista, individuando quali farmaci sono da tenere sotto controllo (diuretici, lassativi, anfetamine, ecc). Le pazienti, in realtà, cominciano ad esistere scomparendo.

 

In fondo incarnano la percezione che tutti avevano di loro: non ha mai creato problemi. Era come se non ci fosse.

 

dott.ssa Claudia Bartocci, psicologa, psicanalista Asp e IFPS, Responsabile Federazione Disturbi Alimentari per il Veneto (verona@fidadisturbialimentari.it).

 

Anoressia, ecco il video delle Iene sul caso di Sara



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