La verità sulla cannabis

A breve sarà made in Italy per uso terapeutico. Intanto la proposta di legalizzarla a scopo "ricreativo" ha riaperto il dibattito: la cannabis fa male sì o no?

 

È da poco approdata alla Camera una proposta di legge, firmata da 218 parlamentari, che propone di legalizzare in Italia la detenzione di una certa quantità di cannabis per uso ricreativo. Prevede anche la possibilità di coltivare in casa fino a 5 piante di marijuana.

 

Obiettivo: sottrarre denaro alla criminalità organizzata e prendere atto del fallimento del proibizionismo. La proposta ha dato il via a un acceso dibattito, soprattutto sui possibili effetti sulla salute di questa sostanza: farsi una canna è pericoloso, innocuo o benefico?

 

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Proibita agli adolescenti.

Gli studi scientifici dimostrano che l'uso della cannabis è ad alto rischio per gli under 16, mette in guardia il professor Giovanni Biggio, past president della Società Italiana di Neuropsicofarmacologia. Il loro cervello non ha ancora raggiunto una maturazione completa e lo spinello può modificarne funzioni e struttura.

 

L'erba agisce su alcuni recettori cerebrali, delegati a legarsi con gli endocannabinoidi, una sorta di "cannabis umana" che l'organismo produce in proprio e che regola appetito, sonno, veglia e resistenza allo stress fisico e psichico: li forza e può danneggiarli, irreparabilmente.

 

Soprattutto in ragazzi predisposti, può dare il via a malattie del sistema nervoso centrale come le psicosi o la schizofrenia, che isolano chi ne soffre in un mondo tutto suo.

 

Il rischio è ancor più concreto con le famigerate "herbal mixture", oggi in circolazione in rete camuffate da sali da bagno, profumatori per ambiente o incensi: contengono cannabinoidi sintetici, anche 100 volte più potenti del Thc, la molecola psicoattiva contenuta nella cannabis di origine naturale».

 

Sconsigliata agli adulti.

La cannabis non fa bene neppure agli adulti. «Gli studi effettuati sul cervello con le tecniche di imaging dimostrano che un uso prolungato e forti dosi di marijuana hashish (gli stupefacenti derivati dalla pianta di cannabis) riducono il volume dell'ippocampo, del sistemo limbico e della corteccia frontale», spiega il professor Biggio.

 

Risultato: calo della memoria e delle funzioni cognitive. Non solo: alla lunga può innescare la cosiddetta sindrome amotivazionale, caratterizzata da apatia, ridotte capacità affettive e relazionali, e mancanza di interesse nei confronti della realtà circostante.

 

Non solo: gli adulti che fanno parte di quel 10% di popolazione portatrice di alcune alterazioni genetiche che rendono meno efficiente la modulazione della dopamina (un neurotrasmettitore cerebrale) rischiano, al pari degli adolescenti, di sviluppare nel tempo una psicosi.

 

Ma anche un solo spinello, magari durante il weekend, mette a rischio la salute? «Al pari di quel che succede con l'assunzione sporadica di un bicchierino di superalcolico, non è mai stato dimostrato che possa dare il via a patologie specifiche», risponde il dottor Vidmer Scaioli, neurologo dell'Istituto Besta di Milano.

 

Chi vuole fare un uso ricreativo della cannabis, però, dovrebbe puntare su un consumo di qualità: scegliere infiorescenze titolate (e quindi con una percentuale di Thc non oltre il 5%) e non eccedere con le dosi (non più di mezzo grammo).

 

In caso di autoproduzione bisognerebbe procurarsi semi di origine biologica e non transgenici. Al momento è difficile accedere a una cannabis con questi requisiti. È quindi augurabile che tra le voci della nuova proposta di legge ci sia anche una regolamentazione in questo senso.

 

Legalizzare la marijuana non significa liberalizzarla in modo indiscriminato e senza alcuna tutela per la salute. Va proibita agli adolescenti, ma anche a chi ha disturbi della personalità o dell'adattamento sociale.

 

Infine, attenzione alla guida: l'uso di cannabis, anche se "responsabile" e in persone sane, distorce la percezione dello spazio e del tempo e può causare rischiose distrazioni. Nessuno spinello, perciò, prima di mettersi al volante, avverte il dottor Scaioli.

 

Farmaci a base di cannabis: il Thc è utile contro il dolore cronico.

Il Thc, la molecola psicoattiva della pianta, è un efficace analgesico per alcune forme di dolore, come quello delle cefalee a grappolo o delle emicranie croniche che non rispondono ai medicinali. Oppure, per i dolori di tipo neuropatico come quelli della fibromialgia, spiega il dottor Scaioli.

 

«È utile anche per il controllo di nausea e vomito associati alla chemioterapia, allevia gli spasmi della sclerosi multipla e riduce i sintomi di malattie neurodegenerative come il morbo di Parkinson e certe forme di epilessia».

 

Attualmente, i farmaci a base dì cannabis approvati in Italia (Bedrocan, Bediol e Sativex) vengono importati e possono essere prescritti dallo specialista (il neurologo, per esempio), ma anche dal medico di base.

 

Grazie a un accordo siglato a settembre 2014 dal Ministero della Salute e da quello della Difesa, a breve la produzione di cannabis sarà curata dall'Istituto Chimico Farmaceutico Militare.

 

Resa possibile dall'impegno dell'Associazione Luca Coscioni, questa iniziativa renderà l'utilizzo terapeutico della cannabis più agevole e anche meno dispendioso: i prodotti importati costano 35 € al grammo, il costo di quelli made in Italy dovrebbe oscillare tra i 12 e i 15 €.

 

Attenzione: 100 volte più potenti (e pericolosi) di quelli di origine naturale sono i cannabinoidi sintetici venduti in rete.

 

Fonte: nostre elaborazioni su fonti diverse. 

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