Cibo e farmaci attenzione alle interferenze
Quando le visite mediche erano meno affrettate, il medico di famiglia non dimenticava mai di dare delle raccomandazioni sul momento più adatto per ingerire i farmaci.
La fretta e un po' di superficialità hanno appannato questa abitudine, al punto che talvolta è il paziente a dover chiedere se il farmaco andrà preso a stomaco vuoto o subito dopo un pasto.
Purtroppo, le interazioni tra alimenti e farmaci esistono (anche escludendo il ginepraio delle intolleranze!) e non vanno trascurate perché oltre ai problemi digestivi c'è in gioco l'inattivazione o comunque una diversa efficienza degli effetti auspicati.
Non è un caso che il medico, quando deve fronteggiare un problema acuto e grave preferisca la somministrazione per via intramuscolare o endovenosa, proprio perché la via orale non garantisce né la quantità del farmaco che verrà realmente assorbita, né in quanto tempo.
Quando una compressa o una capsula vengono prese a stomaco pieno, cioè entro una mezz'ora dalla fine del pasto, l'azione sarà più lenta ma lo stomaco soffrirà meno dell'eventuale danno irritativo.
Inoltre, c'è il problema della contemporanea assunzione con gli alimenti o con integratori specifici di grandi quantità di fibre vegetali che possono ridurre la biodisponibilità di farmaci, vitamine e minerali.
Si tratta di problemi complessi e fortemente personalizzati, perciò limitiamoci ad allertare in primo luogo gli anziani, costretti ad utilizzare più di un farmaco prescritto a tempo indeterminato (anti-ipertensivi, statine), con maggior rischio, sia di problemi gastrointestinali, sia per la farmacodinamica dei principi attivi.
Ad esempio, tutti coloro che debbono prendere giornalmente degli anticoagulanti dovrebbero ricevere istruzioni adeguate sul contemporaneo consumo di verdure a foglia larga, dotate di una discreta quantità di vitamina K e quindi in grado di vanificare parte dell'azione che ci si attenderebbe dal farmaco.
È certamente più semplice, ma troppo limitativo, consegnare ai pazienti uno stampato con l'elenco dei cibi sconsigliati o proibiti, piuttosto che concordare singolarmente una dieta che tenga conto della frequenza dei consumi e delle porzioni rispetto al dosaggio richiesto dalla terapia anticoagulante.
Anche la frutta, in particolare il succo di pompelmo, inibendo l'attività enzimatica del CYP3A4 interferisce con statine, antiaritmici, agenti immunosoppressori e bloccanti dei canali del calcio. Perfino il latte riduce l'assorbimento di antibiotici orali (tetracicline), mentre i formaggi stagionati, ricchi di tiramina, favoriscono episodi ipertensivi con alcuni farmaci (inibitori della MAO).
Allora, occorre prudenza con l'auto-medicazione e più informazioni su quando assumere i farmaci rispetto ai pasti e ad alcuni alimenti a rischio.
Prof. Eugenio Del Toma
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