Per ritrovare un approccio equilibrato al cibo è essenziale, innanzitutto, liberarsi dei comportamenti errati e degli automatismi sviluppati negli anni (come sbocconcellare un intero panino nell'attesa del primo piatto o inghiottire il cibo senza assaporarlo).
Ecco alcune indicazioni pratiche di pronto utilizzo.
Prima di iniziare la dieta, tenete per 15 giorni un diario alimentare in cui annotare tutto quello che mangiate, a che ora e per che motivo. Ogni sera riflettete su quello che avete scritto. In questo modo, giorno dopo giorno, diventerete consapevoli della funzione di compensazione emotiva attribuita agli alimenti.
Decidete al mattino cosa mangerete a pranzo e a cena, scegliendo tra i cibi sani quelli che vi gratificano di più. È un trucco per liberarsi da molti condizionamenti responsabili degli eccessi calorici: prendere il cappuccino con i colleghi, finire gli avanzi che trovate in frigorifero alla sera, assaggiare un po' delle pietanze degli altri al ristorante.
Non mangiate altri alimenti oltre a quelli inseriti nella lista di cibi scelti all'inizio della giornata.
Ogni volta che mangiate, concentratevi sul cibo e sui suoi sapori, senza leggere il giornale, guardare la televisione o parlare di problemi di lavoro.
Pensate alle attività che più vi piacciono e sceglietene una da praticare regolarmente. Può essere uno sport o un hobby come curare il giardino, suonare uno strumento o dipingere. L'importante è trasformarlo in un appuntamento fisso (2-3 volte alla settimana) che servirà per ritualizzare lo stacco dagli impegni quotidiani, creando cosi una valvola di sfogo alte emozioni.
Se siete invitati a cena e sapete che mangerete molto, non tentate di risparmiare calorie saltando il pranzo: infatti, il digiuno forzato amplifica la fame psicologica rendendo più ingordi. Meglio fare un pasto leggero a base di cibi graditi: per esempio, se vi piace la frutta mangiate solo quella. Se adorate i dolci, invece, mangiate un budino o una fetta di strudel con una spremuta.
Dopo ogni pasto, sparecchiate immediatamente la tavola facendo sparire tutti gli avanzi.
Smascherate la fame psicologica. Chi "pensa magro" mangia solo per fame fisiologica, cioè per rispondere all'esigenza fisica di assumere energia.
Chi "pensa grasso", invece, solitamente mangia anche per fame psicologica: un istinto dettato da esigenze emotive. Per non cadere nel tranello, ogni volta che state per cedere a qualche tentazione fuori pasto chiedetevi se lo stimolo della fame è reale. Se la risposta è no (cioè se vi accorgete, per esempio, che state scartando un cioccolatino perché vi sentite giù), pensate a una serie di gratificazioni da sostituire al cibo e scegliete quella più adatta al momento.
Mangiate quello che vi piace - il cibo deve appagare: se amate i dolci non basteranno grandi quantità di alimenti salati per sentirvi soddisfatti. Quindi, prima di allungare la mano verso il frigorifero, chiedetevi di cosa avete realmente voglia: assecondare il piacere è un buon mezzo per decriminalizzare la gola e arrivare spontaneamente alla moderazione.
Cercate di amare gli alimenti di cui vi nutrite - cenare guardando la televisione, sbocconcellare un panino in piedi, pareggiare la fetta di torta tagliata da un altro: tutti questi comportamenti sono tipici di chi mangia furtivamente ma senza gusto. Amare il cibo, invece, significa concentrarsi su ogni boccone prestando attenzione a tutte le sensazioni (olfattiva, tattile, visiva e gustativa). In questo modo si raggiunge l'appagamento già con piccole dosi.
L'opinione che avete di voi stessi è il risultato della somma dei giudizi che vi date in ogni momento. Proviene da una serie di situazioni, ruoli e luoghi in cui vi siete sperimentati. Provate allora a immaginarla come una banca dati dove avete numerosi conti correnti e controllate quali sono in attivo e quali in passivo.
Vi accorgerete che esistono conti da cui non attingete mai. Da oggi, pensateci più spesso e ricominciate a dar loro valore.
Alla sera, ogni tanto, riflettete su quante e quali di queste regole siete riusciti a rispettare e sui progressi fatti verso un nuovo tipo di comportamento alimentare. Vi accorgerete che, gradualmente, l'attenzione e l'impegno passano dal cibo a voi stessi, con un cambiamento dì prospettiva che vi rende protagonisti più che vittime della dieta.
Con il tempo, le nuove abitudini porteranno a una costante perdita di peso, aumenteranno l'autostima e le probabilità di portare a termine con successo un progetto alimentare (dimagrire) che diventa tutt'uno con quello esistenziale (migliorare la qualità della propria vita).
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