Che cos’è la fitoterapia

Oggi, la fitoterapia costituisce la più popolare pratica medica fra tutte le terapie complementari. Eppure non tutti sanno esattamente cosa sia e come agisca: conoscono solo a grandi linee le sue caratteristiche, ma non sono in grado di descrivere nel dettaglio i suoi principi.

Ecco allora di che cosa si tratta e in che cosa consiste la fitoterapia.


Cos'è e come funziona la fitoterapia
Fitoterapia

SI USANO LE PIANTE MEDICINALI.

La fitoterapia è una forma di cura che, come dice il nome stesso (phyton in greco significa pianta e therapeia cura), impiega piante e erbe medicinali a scopo sia terapeutico sia preventivo.

 

Le piante, infatti, sono laboratori chimici che producono numerosissime sostanze biologicamente attive utili alla salute.

 

Le proprietà dei prodotti vegetali sono conosciute fin dall'antichità, tanto che già nei primissimi manuali di medicina tradizionale cinese erano citati rimedi curativi molto potenti a base di erbe.

 

Del resto, anche la nostra tradizione è ricchissima di ricette fitoterapiche in grado di aumentare la salute e il benessere e molti rimedi della nonna contemplano la presenza di ingredienti vegetali.

 

Ciò che gli antichi sapevano sulla base della loro esperienza è stato confermato poi da numerosi studi: le piante medicinali, infatti, vantano decine di migliaia di pubblicazioni sulle più autorevoli riviste medico-scientifiche mondiali.

 

Non a caso, molti farmaci contengono principi attivi derivati da erbe e piante (è il caso, per esempio, di vari tipi di lassativi, anestetici, cardiotonici, epatoprotettori).

A tutt'oggi, circa il 40% dei farmaci moderni deriva direttamente o indirettamente ancora dalle piante.

 

ANCHE IN ASSOCIAZIONE AD ALTRE CURE.

La fitoterapia può essere usata per la cura e la prevenzione di disturbi lievi e moderati, ma anche di quelli più seri, sia di natura fisica sia di natura psicologica. Ogni pianta e ogni fitocomplesso, infatti, hanno una specifica attività.

 

Per esempio, la tormentilla e il carbone vegetale vantano un potere astringente, utile in caso di diarrea; l'arnica può essere usata per la cura di piccoli traumi; lo zenzero e il limone bloccano la sensazione di nausea e così via.

 

I rimedi fitoterapici possono essere usati da soli oppure possono essere associati ad altre cure naturali, come l'omeopatia.

 

Possono essere abbinati anche ai farmaci di sintesi, per potenziarne l'azione o per diminuirne gli effetti collaterali o i dosaggi. In questo caso, però, bisogna valutare con attenzione le interferenze farmacologiche: occorre sapere, infatti, che pianta e farmaco possono interagire fra loro.

 

LA MATERIA PRIMA: LA DROGA.

Secondo il Ministero della Salute: "i medicinali fitoterapici sono tutti quei medicinali il cui principio attivo è una sostanza vegetale. Questi sono stati ufficialmente approvati dall'AIfa (Agenzia italiana del farmaco) , che ha verificato la loro qualità, efficacia e sicurezza, e sono venduti esclusivamente nelle farmacie o nelle parafarmacie, alcuni dietro presentazione di ricetta medica e altri come medicinali senza obbligo di prescrizione o medicinali da banco".

 

I rimedi fitoterapici si trovano in diverse forme. In tutti i casi, la materia prima di partenza è costituita dalla pianta intera o, più frequentemente, da singoli parti, come foglia, fiore, radice, frutto, eccetera.

La parte della pianta dotata di azione biologica, e utilizzata per produrre i rimedi, si chiama droga.

 

La presenza e la concentrazione di principi attivi in una droga dipendono dalla fase vegetativa della pianta.

La raccolta: non c'è un periodo migliore in assoluto per raccogliere le piante dipende dalle specie e dai tempi di maturazione.

 

In generale, sono preferibili le giornate calde e asciutte: la pioggia e l'umidità, infatti, aumentano il rischio di fermentazione e marcitura, rischiando di compromettere il valore terapeutico delle erbe.

 

Le migliori località di raccolta sono le zone isolate. Una volta che i vegetali destinati a essiccazione sono stati tolti dal terreno, non possono essere lavati (fanno eccezione le radici che invece devono essere scrupolosamente pulite da ogni residuo di terra): l'ideale quindi, è scegliere piante e fiori cresciuti in campi isolati, a minor rischio di polvere, residui di smog o di concimi chimici.

Fitoterapia: i rimedi finiti.

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Le droghe vengono sottoposte ad alcune lavorazioni (la più semplice è la frantumazione, spesso preceduta o seguita da essiccamento) e trasformate nei rimedi finiti. Ecco i principali.

 

Gli estratti fluidi.

Si ottengono facendo macerare la pianta essiccata in un solvente,  alcol etilico o glicerina, per un periodo di tempo variabile in base alla pianta. Possono essere usati come tali o come ingredienti di pozioni, sciroppi, estratti secchi. Sono poco utilizzati perché contengono meno principi attivi rispetto a macerati e tinture.

 

Gli estratti secchi.

Si preparano a partire dagli estratti fluidi: con tecniche precise e a temperature non elevate, si fa evaporare il solvente, ottenendo una polvere finissima con una concentrazione elevata di fitocomplesso. Generalmente, gli estratti così ottenuti vengono venduti in capsule, compresse o tavolette. Oggi si parla di estratti secchi liofilizzati e standardizzati con la titolazione dei principi attivi presenti.

 

La tintura madre.

Un'altra lavorazione tipica è la macerazione della pianta fresca del suo succo con una soluzione di acqua e alcol per alcuni giorni(solitamente 21). In genere, la quantità di droga fresca e la quantità di solvente utilizzato sono in rapporto 1:10 (1 kg di droga fresca per 10 kg di solvente).

 

La soluzione così ottenuta viene poi filtrata e messa a decantare per poi essere conservata in boccette con contagocce. In questo modo si ottengono le tinture madri, così chiamate perché rappresentano il punto di partenza di altri preparati.

 

La presenza dell'alcol serve innanzitutto per estrarre i principi attivi idrosolubili e garantisce una migliore conservabilità. L'aggiunta dell'acqua all'alcol permette di abbassare la sua gradazione.

 

Le soluzioni idroalcoliche hanno una maggiore concentrazione di principi attivi rispetto alla tisana poiché grazie alle proprietà estrattive dell'alcol si possono ricavare anche le sostanze non solubili in acqua. Inoltre, per la loro forma liquida, rispetto alle compresse o capsule vengono assorbite rapidamente.

 

Le tinture madri vengono vendute in farmacia e in parafarmacia, in boccette in genere da 50 mi. Si tratta di una forma di estrazione molto diffusa e tra le più utilizzate.

 

Le tisane.

In questo caso le erbe (fresche o secche) vengono opportunamente sminuzzate e poi vendute in questa forma oppure usate per preparare bustine già pronte. In una tisana di più piante le componenti devono essere tra loro omogenee: è importante infatti non mischiare le partì dure e quelle tenere delle piante.

 

Esistono due tipi di tisana:

L'infuso, che viene utilizzato per estrarre principi attivi delle parti più delicate di una pianta (fiori, parti erbacee e foglie). Si prepara versando sulle parti sminuzzate acqua bollente, lasciando in infusione anche fino a 10-15 minuti e poi filtrando.

 

Il decotto, che si usa per estrarre i principi attivi dalle parti della pianta più dure (radici, semi, corteccia o legno). Si prepara mettendo le erbe sminuzzate nel recipiente di cottura insieme all'acqua, possibilmente distillata. La soluzione va fatta bollire a fuoco lento per un tempo variabile fra i due e i 15 minuti, poi si fa intiepidire e si filtra.

 

Leggi anche: Come preparare una tisana perfetta

 

Gli oli essenziali.

Alcune piante contengono anche le essenze o oli essenziali, ossia una componente aromatica e profumata. Questi principi attivi volatili hanno una composizione assai complessa e possono essere estratti con un particolare processo di distillazione o spremitura.

 

Possono contenere quantità elevate di principio attivo, per cui vanno utilizzati con cautela: se assunti a dosi non corrette possono provocare effetti indesiderati anche importanti.

 

Anche a livello locale..

Le erbe possono essere impiegate anche a livello locale, per fare impacchi, lavaggi, gargarismi, sciacqui. In questi casi, dosi e indicazioni variano a seconda delle erbe impiegate e del disturbo. In commercio si trovano anche creme, gel, spray a base di erbe, che possono essere utili nei casi specifici. 

 

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Le piante e le loro proprietà curative

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LA GEMMOTERAPIA: DIVERSA MA SIMILE ALLA FITOTERAPIA.

Molti confondono la fitoterapia con la gemmoterapia. In realtà, tratta di due metodiche simili ma comunque distinte. A differenza della fitoterapia, infatti, la gemmoterapia non sfrutta l'azione delle piante "adulte", bensì quella dei tessuti in via di formazione, come germogli, boccioli, giovani getti, fiorellini.

 

Le parti giovani sono un concentrato di principi attivi, sali minerali, vitamine, proteine ed enzimi che permettono uno straordinario accrescimento della pianta e che possono risultare molto utili anche all'organismo umano.

In effetti, da una singola gemma, nell'arco di pochi mesi si sviluppano foglie, fiori, legni e fusti.

 

I rimedi si trovano soprattutto sotto forma di macerati glicerici o gemmoderivati. Sono preparazioni liquide ottenute per macerazione a freddo di gemme, giovani getti, ghiande, linfa, semi, giovani radichette in una miscela di acqua-alcool-glicerolo.

 

Anche in questo caso, dopo la macerazione, che dura una ventina di giorni, il liquido ottenuto viene filtrato a pressione costante, lasciato riposare 48 ore e nuovamente filtrato.

 

Nella preparazione della scuola francese questo liquido viene diluito ulteriormente, con una miscela di glicerina, olio e acqua, e viene poi confezionato in flaconi di vetro contagocce e commercializzato.

 

LE SPEZIE: LA CURA IN CUCINA.

Molte persone non ci pensano, ma anche le erbe aromatiche e le spezie sono vegetali. Curarsi con la fitoterapia, dunque, significa anche sfruttare questi alleati. Non a caso, in commercio esistono molti preparati pronti, come tisane e compresse, che li annoverano fra i loro ingredienti.

 

Qualche esempio? Le tisane con zenzero, con cannella, peperoncino, salvia e così via. Spezie & co. possono essere impiegati anche in cucina: possono essere aggiunte ai cibi a crudo o durante la cottura. In entrambi i casi, gli ingredienti in essi contenuti vengono assorbiti dall'organismo, esplicando le loro azioni benefiche. Il vantaggio è doppio: oltre a insaporire i piatti, questi prodotti, se usati sapientemente, fanno bene alla salute.

 

NO AL FAI DA TE.

Vegetale non è sempre sinonimo di sicurezza e assenza di effetti collaterali. Gli estratti di piante, avendo un'attività farmacologica, hanno anche una certa tossicità: per questo non vanno usati a sproposito. L'ideale è evitare il fai da te e rivolgersi sempre a un medico esperto in fitoterapia. In questo modo, è possibile ricevere una diagnosi accurata e una prescrizione "su misura".

 

A chi rivolgersi.

Molti fitoterapeuti operano come liberi professionisti, anche se in alcune realtà, come in Toscana, esistono strutture pubbliche ospedaliere che offrono prestazioni di questo tipo nel regime del sistema sanitario regionale.

 

Per avere maggiori informazioni sulla fitoterapia e conoscere il nome di medici esperti, è possibile rivolgersi alle associazioni specifiche, come:

Sifit, società italiana di fitoterapia: www.sifit.org.

 

Smb, società biomedica integrata, Associazione di omeopatia e fitoterapia, http://www.smbitalia.org/

 

Società italiana di medicina naturale: http://www.simn.org/

 

Ci si può affidare anche al passa-parola, non esitando a chiedere al medico scelto il percorso di studi compiuto.

 

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