Cardiaca: proprietà curative

La cardiaca appartiene alla famiglia delle Lamiacee (Labiate) ed è una pianta perenne, la cui altezza può variare dai 50 ai 150 cm; il suo caule, dalla forma piramidale, eretto, rigido e lanuginoso è impiantato su un robusto rizoma cilindrico, rossastro e ricco di radichette fibrose; anche le foglie sono coperte da una leggera lanugine e hanno la pagina superiore color verde scuro e l'inferiore color cinerino. 


Le proprietà terapeutiche della cardiaca
Cardiaca pianta

I fiori rosa della cardiaca, talvolta porporini, sono riuniti in tipiche infiorescenze a verticilli, che, appunto, ricordano la parte terminale di una coda leonina.

 

Le vellutate corolle sono bilabiate e hanno il labbro superiore oblungo e l'inferiore diviso in tre lobi; all'interno, racchiudono un «anello» di peli; il loro nettare è dolcissimo, tanto che molte api ne sono richiamate, nonostante tutta la pianta emani un forte odore sgradevole e abbia un sapore amarognolo. I frutti sono acheni.

 

HABITAT. La cardiaca cresce spontaneamente ovunque, sia nei luoghi incolti che in quelli coltivati, dal livello del mare fino a 1000 m di altitudine: è però rara nelle regioni mediterranee.

 

I principi attivi della cardiaca.

I principali principi attivi della cardiaca sono: acido citrico, acido fosforico, acido malico, acido tannico e acido vinilico, cere, glucosidi, leonurina, leonuridina, olio essen­ziale, resine, sali minerali (specie il calcio), saponoidi, stachidrina.

 

Le ricerche e le sperimentazioni moderne hanno confermato l'azione terapeutica che la cardiaca esercita sul cuore. Il dottor Paul Belaiche, medico all'avanguardia nella ricerca scientifica, ha studiato e sperimentato le doti curative della cardiaca su 64 pazienti che presentavano disfunzioni del ritmo cardiaco, trattando, come egli stesso ha scritto sulla rivista «Erboristeria Domani» «...tra questi disturbi del ritmo eterotopi, soltanto le extrasistole atriali di carattere benigno e le extrasistole ventricolari monomorfe...»

 

Dopo sei mesi il professore ha dichiarato che:

1. «Leonurus cardiaca sembra presentare clinicamente un'azione sedativa antiadenergica e antispasmodica. Indipendentemente dalla sua azione specifica sulla sfera cardiaca, abbiamo notato: un'azione ansiolitica e sedativa generale non indifferente; una diminuzione dell'ipereccitabilità riportata nei formicolii delle estremità, nei crampi dell'astenia mattutina. Parrebbe utile prescrivere la cardiaca in tutti questi casi di spasmofilia latente. La sua azione tonica è indiscutibile».

 

2. Azione sulla sfera cardiaca. Belaiche afferma: «Un fatto importante da segnalare: la maggior parte dei malati avverte un'attenuazione o addirittura la scomparsa della percezione dei loro sintomi funzionali».

 

Poi, conclude: Questa è probabilmente la nozione maggiore che si rivela dallo studio di questa pianta: i malati non percepiscono più le loro extrasistoli così come tutti quei sintomi funzionali che abitualmente vengono sentiti durante l'aumento della frequenza. Si nota, inoltre: scomparsa dei dolori neurotonici, scomparsa dei sintomi d'accompagnamento, malessere, fastidio, affanno e dispnea.

 

«La cardiaca rappresenta perfettamente l'arma terapeutica contro i disturbi funzionali cardiaci... pensiamo che sarebbe interessante prescriverla di primo acchito, tralasciando di usare chinidine e beta-bloccanti che saremo sempre in tempo a prescrivere, in caso di insuccesso»

(Paul Belaiche, «Erboristeria Domani», n. 7-8 luglio, 1985).

 

Le proprietà curative della cardiaca.

Ulteriori esperimenti eseguiti da altri ricercatori hanno confermato che la cardiaca è tonica e antispasmodica, sedativa e cardiotonica, regolarizza il ritmo del battito cardiaco (specie se alterato da stati d'ansia e nervosismo), quindi è utile nei casi di tachicardia e di palpitazioni e nelle convulsioni infantili causate da vermi.

 

Agisce, inoltre, da ipotensiva, mediante vasodilatazione, ha un'azione sedativa (simile a quella della radice di valeriana) sul SNC (sistema nervoso centrale) e, quindi, calma l'eccitazione nervosa, elimina gli stati d'ansia; è diuretica e attenua o toglie i disturbi della menopausa, comprese le vampe di calore.

 

Importante, nota e usata è la sua azione emmenagoga: la cardiaca, infatti, provoca le mestruazioni, nei casi di amenorrea (cioè quando sono assenti), o aumenta il flusso mestruale, quando è scarso.

 

USO ESTERNO. Nei tempi passati, la medicina popolare consigliava impacchi di infuso di cardiaca sugli occhi per contrastare la congiuntivite.

 

TEMPO BALSAMICO. Si coglie la parte aerea della pianta durante l'estate, particolarmente da giugno ad agosto.

Cardiaca: uso e preparazioni.

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Le preparazioni debbono essere effettuate con sommità fiorite fresche, perché le foglie, appassendo, si scuriscono e perdono i loro poteri terapeutici.

 

La maggioranza dei ricercatori afferma che la cardiaca ha maggior potere curativo e salutare se è assunta sotto forma di infuso oppure di tintura ad alta gradazione alcolica. Le cure a base di cardiaca sono veramente efficaci, ma lente, pertanto devono essere prolungate almeno per un paio di mesi.

 

Preparazioni.

Infuso: lasciare in infusione, a recipiente coperto e per 10 minuti circa, 2 cucchiaini di sommità fiorite di cardiaca in mezzo litro di acqua molto calda. Filtrare.

 

Tintura: macerare, per una settimana, in una bottiglia ben tappata e di vetro scuro, 20 g di sommità fiorite in 100 mi di alcol a 70°. Filtrare.

 

Frullato: in un frullatore, frullare le sommità fiorite appena colte e sminuzzate, fino a ottenerne una specie di pappetta. Se è necessario, aggiungere poca acqua.

 

Estratto fluido: si acquista in farmacia o in erboristeria.

 

Impacchi: sovrapporre alcune garze, in modo da formare un «pacchetto», poi intriderlo di infuso di cardiaca.

 

DOSI PER USO INTERNO.

Infuso: 4 tazzine da caffè, nell'arco della giornata.

Tintura: un cucchiaino, 2 volte al giorno.

Frullato: un cucchiaino, 3 volte al giorno.

Estratto fluido: 2 cucchiaini scarsi al giorno.

 

DOSI PER USO ESTERNO.

Impacchi: per togliere l'infiammazione agli occhi e guarire dalla congiuntivite, porre sugli occhi l'impacco, 2 o 3 volte al giorno.

 

Controindicazioni.

La cardiaca non deve essere somministrata a donne gravide, perché l'alcaloide (stchydrina), che essa contiene, provoca il parto.

Curiosità sulla Cardiaca

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Nei Paesi dell'Europa centrale si usa, specialmente nel passato, tingere i tessuti di verde, mediante una sostanza estratta dalla cardiaca. I medici dell'antica Grecia curavano lo stress, gli stati di ansia, la tensione nervosa, la depressione e, soprattutto, i conseguenti disturbi cardiaci, come palpitazioni, tachicardia, ritmo irregolare del cuore ecc., usando semplicemente un'umile pianticella: la cardiaca.

 

Anche Egizi, Assiri, babilonesi apprezzavano (e con ragione) le virtù terapeutiche di questa pianta, che, a poco a poco, conquistò un posto di prim'ordine, anche nell'antica medicina popolare della nostra Penisola. Più tardi, nel XV secolo, quando già i frati distillavano le erbe per ricavarne medicine e liquori, la cardiaca fu ampiamente coltivata nei monasteri, con duplice scopo: l'uso terapeutico e l'uso ornamentale.

 

Da allora la sua fama di erba salutare e curativa dilagò a tal punto che, nel XVI secolo, la sua diffusione fu notevole: persino il dottor Mattioli (Siena 1500 - Trento 1577), celeberrimo medico e valente fitoterapeuta, non solo ne studiò le caratteristiche terapeutiche, ma, dopo aver effettuato varie e positive sperimentazioni, la usò anche per guarire i suoi pazienti, specialmente gli ansiosi e i cardiaci.

 

Ambroise Pare, vissuto nel medesimo secolo, la citò come pianta salutare. Nella sua corsa verso il successo, la cardiaca, nel secolo XVIII, toccò l'apice della sua fama nell'ambito della farmacopea del tempo. Nel 1700, infatti, Gilbert la definì pianta espettorante, vermifuga, tonica e diaforetica, mentre, nel 1886, Cazin ne confermò solo l'azione tonica e vermifuga.

 

Nel secolo XX, Kant (1906) provò che la cardiaca era calmante, antibronchitica e antiasmatica. Nel 1930, vari studiosi (Holms, King, Peter ecc.) richiamarono l'attenzione del mondo medico sulle prerogative più importanti dell'erba, le medesime prerogative che gli antichi Greci, per primi, avevano già individuato e che il nme stesso della pianta illustra perfettamente: infatti, essa ha la capacità di calmare le crisi cardiache (palpitazioni, aritmie ecc.) e i disturbi nervosi.

 

Il nome «cardiaca» deriva dal latino «cor, cordis» — cuore, chiaro riferimento all'azione terapeutica che la pianta esercita sul cuore; «leonurus», invece, allude alla forma tipica della sua infiorescenza che, nell'aspetto, ricorda la coda di un Icone (dal latino «leo, leonis» = Icone e dal greco «ourà» (leggi urà) = coda.

 

Gli inglesi la chiamano «erba della mamma», perché in Inghilterra è uso comune curare, con la cardiaca, l'ansietà e la prostrazione psichica che, spesso, rattrista le puerpere, quando inizia la montata lattea e l'inquietudine nervosa che disturba le donne in menopausa.

 

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