Perchè le diete non funzionano?

La dieta è incontrovertibilmente una privazione, una punizione masochistica che imponiamo al nostro corpo. Rassegnatevi: a nessuna donna piace la dieta. È un obbligo morale a cui sottostiamo a malincuore, ma quando siamo nell'intimità del nostro cucinino, sole e lontane da occhi indiscreti, e dobbiamo rinunciare al nostro piatto preferito, non ce la facciamo proprio a volerci così male, quindi spesso sgarriamo.


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Perchè le diete non funzionano?

E ciò finisce per farci sentire irrimediabilmente, terribilmente, inconfessabilmente in colpa. Non ci credete?

 

Ingenue... non avete mai sentito uscire dalla vostra bocca frasi tipo: "era solo una piccola porzione" davanti a una fiamminga di tagliatelle da sfamare un'intera famiglia; oppure "ne ho mangiato solo un pezzettino", sì, un pezzettino da mezzo chilo; o anche "oggi non ho praticamente pranzato", ma in realtà avete fatto un pasto completo; "ne ho bevuto solo un bicchiere", e allora chi ha finito la bottiglia?

 

A forza di indulgenze, omissioni e prese in giro, secondo uno studio condotto da un'agenzia inglese, sono ben 474 le bugie che noi donne ci diciamo ogni anno quando si tratta di cibo.

Si tratta in generale di negare l'evidenza e, in poche parole, di indorarci l'amara pillola del senso di colpa. Insomma, ce la raccontiamo. Come quando ci giustifichiamo con frasi tipo "mangio cioccolato perché ho bisogno di affetto". Perché mai dovremmo trovare una scusa per mangiare cioccolato invece di farlo in santa pace?

 

Il fatto è che non è socialmente accettabile che noi non ci sentiamo in colpa, e nella società in cui viviamo, in cui l'immagine è più importante della realtà, certe piccole bugie sono tollerate in virtù di un valore ben più alto, quello dell'apparenza: ufficialmente siamo a dieta (lo abbiamo scritto sulla bacheca di Facebook, su Twitter e sul nostro Tumblr, no?) e già questo ci fa sentire meglio.

 

Ma non diciamoci che una cosa che odiamo e disprezziamo come la dieta, alla quale sappiamo già di sgarrare, perché non sarebbe umanamente possibile fare altrimenti, possa funzionare! Siamo dunque tutte consapevoli che le diete sono l'invenzione più triste e martoriante della nostra società? Bene, e allora chi può amare le diete?

 

Le uniche persone che amano le diete sono quelle che lavorano nell'industria dei prodotti dimagranti, light o dietetici, che si arricchisce grazie al desiderio che le donne hanno di perdere peso. Quest'industria pensa evidentemente che fare la dieta sia una cosa bella e desiderabile perché non manca di comunicarcelo tramite incessanti messaggi pubblicitari.

 

Ci avete mai fatto caso? Donne felicissime di sostituire il proprio pasto con una barretta che ha il sapore e la consistenza del polistirolo, di ingurgitare improbabili beveroni dai colori tutt'altro che invitanti, di inghiottire pasticche grandi come palline da golf, convinte di far del bene a se stesse praticando restrizioni alimentari da carestia.

 

Ad esempio, avete mai pensato ai nomi delle diete: è un puro esercizio di branding. Ogni dieta è un nome,un brand, una questione puramente di marketing e notiziabilità con il solo scopo mediatico di fare moda: il crudismo, la dissociata, la Scarsdale, quella del fantino, la Beverly Hills, quella del minestrone, le monodiete, la cronodieta, senza considerare quelle associate al nome delle celebrità (da Kim Kardashian a Madonna, da Paris Hilton a Jessica Simpson) o quelle che hanno fatto arricchire i loro inventori (Dukan o Atkins, per esempio), accomunate dal fatto di non avere la minima garanzia di risultati duraturi.

 

Pensiamo di farci del bene (perché tutti i messaggi che riceviamo a corredo delle pubblicità di diete inducono a convincerci di questo), ma in realtà ci stiamo insinuando in un tunnel senza ritorno.

 

Le diete non sono la giusta risposta alla perdita di peso, ma solo una trovata commerciale e di marketing per vendere prodotti dimagranti e alimenti light e favorire l'industria dell'ansia per il corpo. Cominciate una dieta, e ce ne sarà sempre un 'altra da provare.

 

Una delle attiviste più agguerrite nel denunciare questo assurdo e insano paradosso delle diete e a scagliarsi contro l'industria dei prodotti dimagranti è la psicoterapeuta inglese Susie Orbach (da oltre trent'anni si occupa di disordini alimentari ed è autrice di vari libri in materia, tra cui Corpi, edito in Italia da Codice Edizioni), la quale sostiene che se le diete funzionassero basterebbe seguirne una per essere a posto tutta la vita.

 

E invece, una volta cominciata la prima, poi si è destinati a stare a dieta per sempre... e una vita a dieta, che razza di vita è?

 

Il gruppo di ricerca guidato dalla Orbach, promotore anche della campagna Ditching Dieting, ha dimostrato che il 95 per cento delle persone che ha perso peso grazie a una dieta ha riacquistato tutti i chili (e anche di più) nel giro di cinque anni.

 

In pratica, le diete ipocaloriche ingannano il nostro metabolismo, simulando una situazione di emergenza e obbligandolo a rallentare e ad assorbire il nutrimento necessario al funzionamento del corpo da quel poco di cibo che viene ingerito.

 

Finita la dieta, perché siamo soddisfatte del risultato ottenuto (okay, siamo entrate nei jeans del liceo!), o interrotta perché limitativa (i nostri amici ci evitano, nessuno ci invita a cena e il macellaio si rifiuta di tagliarci l'ennesima fetta di prosciutto spessa come una ciglia), o inconciliabile con i ritmi e la logistica delle nostre vite (al bar sotto l'ufficio hanno messo un cartello: "non chiedeteci di contare le foglie di lattuga nelle nostre insalate"), il metabolismo ingannevolmente rallentato resterà settato in posizione di emergenza, quindi continuerà ad assorbire tutto il cibo che viene ingerito con la conseguenza che si riacquisteranno i chili persi con tanto di interessi.

 

Che fare? Quando sarò ri-ingrassata mi sentirò sconfitta, frustrata e mi rifugerò nell'ennesima fallimentare dieta, aspettandomi che ripetere la stessa cosa mi porti a risultati diversi. E perché mai dovrebbe?

 

Si tratta del cosiddetto effetto jo-yo, così chiamato perché, proprio come nel giochino di legno, i chili vanno e vengono in maniera ciclica, alternati a lanci e rilanci di diete.

 

Questo circolo vizioso di perdita e recupero di peso, che è la conseguenza più frequente delle diete dimagranti fatte solo per ragioni estetiche, è il principale fattore di rischio per l'obesità. Si tratta di una trappola.

 

E' qui che entra in gioco il paradosso che fa più arrabbiare la Orbach: l'industria delle diete si basa sul continuo fallimento dei suoi stessi prodotti e risultati.

 

Le aziende che pubblicizzano prodotti dimagranti, i magazine che scrivono di diete e i programmi televisivi sulla perdita di peso lo fanno spesso con messaggi scorretti e ingannevoli, e senza le sufficienti informazioni al consumatore: dovrebbero dire "probabilmente dimagrirai qualche chilo se ti attieni rigorosamente a ciò che ti dico, ma avrai la certezza pressoché matematica di riprendere ogni grammo", oppure "ti piacerebbe stare a dieta tutta la vita con gravi conseguenze per i tuoi reni, il tuo fegato, il tuo cuore e la tua psiche?"

 

In certi casi dovrebbero riportare la scritta: "nuoce gravemente alla felicità".

 

L'industria delle diete si presenta come una forza benigna, ma in realtà provoca alle persone gravi scompensi per la propria salute, sia fisica sia mentale, perché si è indotti a credere che i fallimenti siano dovuti alla scarsa motivazione, ma in realtà la questione è fisiologica e il più delle volte non ha nulla a che fare con la nostra tenacia.

 

Le diete trovano terreno fertile in un'epoca di prosperità e abbondanza, in cui, per capirci, il cibo è proprio l'ultima cosa che manca e mangiare non è solo un bisogno primario, ma soprattutto un passatempo, e si fortificano grazie a un substrato mediatico che ci rimbambisce di messaggi schizofrenici: i programmi televisivi con chef, prove del cuoco, vip ai fornelli, cotti e mangiati, boss delle torte sono intervallati da altrettanti programmi sugli obesi, extreme makeover, famiglie a dieta, grassi contro magri, dimagrire con gusto.

 

Nei magazine le pagine delle ricette precedono quelle delle creme dimagranti e degli integratori, al supermercato i prodotti dietetici sono a fianco alle bombe caloriche, i bestseller sono libri di cucina, seguiti da quelli sulle diete.

 



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