Dieta blanda

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Dieta blanda

C'era una volta la "dieta in bianco", una tipica favola della dietologia bambina.


Oggi, una Scienza dell'alimentazione meno empirica e più consapevole dei suoi limiti, ma anche delle sue conquiste, ha smesso di raccontare favole e si limita a dare quei consigli dietetici che hanno un fondamento sperimentato.

Cos'è la dieta blanda

Erede della scomparsa dieta in bianco è la cosiddetta "dieta blanda" che può definirsi come una dieta meccanicamente, chimicamente e termicamente non irritante. Perciò, niente cibi coriacei, fibrosi o di difficile masticazione, con decisa preferenza per i cibi cotti.

 

Niente cibi e bevande ad alta acidità o ad eccessiva concentrazione, poco sale, niente spezie o altre sostanze irritanti e, infine, temperatura intermedia, senza squilibri termici, per tutte le pietanze.

 

Tutto questo nell'ipotesi prudenziale, ma non documentata, che i cibi incriminati possano esacerbare i disturbi funzionali (la già citata dispepsia) o anatomici (gastroduodeniti, ulcere) del tubo digerente.

 

Più i medici si occupano seriamente di alimentazione e meno credono alle generiche limitazioni della dieta blanda.

 

Quando una dieta è davvero necessaria occorre personalizzarla; gli schemi generici servono solo per gli studenti o per i medici che non si interessano sul serio di problemi nutrizionali.

 

Tuttavia, molte persone desiderano che il medico elenchi chiaramente una lista di proibizioni, dispostissime ad accettarle nella speranza che tra quei cibi vi possa essere il vero responsabile dei fastidi digestivi.

 

Questo ruolo ingrato, perché sostanzialmente poco utile, può essere delegato a un buon programma computerizzato.

 

Per qualcuno c'è anche un gratificante senso di precisione e quindi di maggior sicurezza sulle scelte dell'elaboratore, ma le premesse restano discutibili, anche se con l'aiuto del computer si possono quantizzare meglio quegli apporti di minerali e di vitamine che spesso scarseggiano nella dieta blanda come in tutte le diete carenziate.

 

Questo, infatti, è un altro motivo di sospetto verso la dieta blanda: le piccole carenze che inevitabilmente si creano quando la dieta restringe troppo il ventaglio delle scelte e si privilegiano i cibi cotti.

 

Soprattutto gli anziani, più disponibili e meticolosi dei giovani nell'infliggersi delle autoprivazioni, possono incorrere sia nella malnutrizione calorica, cioè nel deperimento, sia nella malnutrizione specifica che può aversi per una o più vitamine o per uno scarso apporto alimentare di ferro, di calcio, di zinco o di magnesio o di qualche altro particolare elemento.

 

Queste carenze derivano dalla monotonia alimentare e dalla progressiva eliminazione di alcuni cibi, dettata inizialmente dal medico o da una rubrica salutista, poi inasprita dalla continua valutazione di un presunto rapporto causa-effetto di ciascun alimento.

 

L'alimentazione, intesa come momento piacevole, ricco di piccole tentazioni gastronomiche (che assicurano la necessaria varietà) svolge un ruolo importante sull'equilibrio fisico e psichico di chiunque e sarebbe davvero controproducente sacrificare questo aspetto positivo per una presunta finalità protettiva sulla digestione.

 

Può accadere che le preoccupazioni eccessive sul ruolo degli aumenti nella digestione e i troppi pregiudizi finiscano per causare più problemi nutrizionali, sotto forma di carenze e di insoddisfazione, di quanti ne può prevenire una dieta non soltanto blanda ma esageratamente attenta.

 

Non dimentichiamoci che tra le abitudini alimentari di una popolazione eccezionalmente longeva della Georgia figurano al primo posto i fagioli; un piatto che premurosamente verrebbe sconsigliato a molti adulti nostrani, soprattutto se condito con una salsa violenta e ricca di aromi e spezie come il capsico, largamente usato in quelle regioni.

 

Invece, accade spesso che certi dispeptici, m particolare i più anziani, abbiano una minore secrezione di succhi digestivi con conseguente rallentamento digestivo.


In questi casi sono proprio gli stimolanti (dal peperoncino al caffè, dal bicchiere di vino a un "digestivo") che si rivelano utili, al contrario di quanto accade quando la secrezione gastrica è eccessiva, come nelle gastriti più giovanili o nell'ulcera.

 

Sappiamo ancora troppo poco di ciò che migliora o peggiora la digestione, nel singolo individuo, per condannare indiscriminatamente alla dieta blanda chi ha denti e digestione ancora efficienti.

 

Il piacere della tavola, con le sue piccole evasioni, può non soltanto prevenire la malnutrizione, ma anche migliorare la fase psichica che avvia e sovrintende i complessi sincronismi della digestione.


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